Da gennaio 2020 è creative director di Slippage Magazine, rivista fashion indipendente newyorkese che privilegia la ricerca nel settore moda. Giuseppe Castrenze, 26 anni, calabrese di Sant’Ilario dello Jonio (RC), vive e lavora a Roma, e contribuisce con professionalità e passione al successo del magazine internazionale: esperti e studenti del comparto moda hanno trovato in Slippage il luogo della creatività e della libertà di espressione, in tutti i sensi. Al momento è online, ma nell’arco di un anno uscirà la versione cartacea. Laureato in Scienze della Moda e del Costume all’Università La Sapienza e specializzato in Comunicazione di moda all’Accademia di Costume & Moda, Giuseppe Castrenze ha già lavorato con mostri sacri dell’alta moda come Mila Schon. Con lui parliamo del suo ruolo da direttore creativo e di nuovi orizzonti della moda e del sociale.
Di cosa ti occupi come creative director per Slippage Magazine? Ho il compito di decidere la linea creativa del giornale, scegliendo e dirigendo shooting fotografici, dall’idea che fa da filo conduttore alle location, ai marchi degli outfit proposti. Rappresentiamo un “maschile” diverso, giocoso, fuori dagli schemi. L’obiettivo è avere la libertà di percorrere qualsiasi strada si voglia. Vestirsi come si desidera, indossare i tacchi, il trucco. Il vestito non ti qualifica come maschio o come femmina. Vuol dire semplicemente essere liberi. Comincio da me, mi piace vestire in maniera non conformista e non penso mai all’esterno, al giudizio o al pregiudizio, penso solo che devo stare bene con me stesso. Ho avuto la fortuna di intervistare in occasione di Pitti Uomo a Firenze Luca Imbimbo, senior editor di Fucking Young, magazine di successo internazionale. Imbimbo mi ha detto: “Tutti devono sentirsi liberi di essere sé stessi. E puoi essere te stesso in qualsiasi modo, in qualsiasi vestito. L’essere umano non ha sesso, non ha religione, non ha significato negativo o positivo. È un essere umano e come tale dovrebbe essere considerato. Una realtà come Slippage può aiutare i giovani che si trovano in momenti di crisi d’identità, che vivono realtà sociali che non li aiutano particolarmente. Può essere un rifugio, un modo per offrire coraggio. Un’occasione per andare oltre”. Ecco, condivido il suo pensiero.
È una nuova frontiera della moda o una nuova espressione dell’essere maschio? Riguarda entrambi gli aspetti. Un uomo deve potersi pure mostrare nelle sue debolezze e fragilità e deve essere libero di esprimere altre angolazioni di sé attraverso il modo di vestire. Parliamo di gender fluid, del sentirsi bene con il proprio corpo e avere la libertà di esprimersi come si vuole. Su Slippage Magazine ci arrivano shooting fotografici da tutto il mondo, quello che ricerco io è soprattutto una storia. Un editoriale fotografico deve raccontare una storia, altrimenti sono immagini e basta. La moda non è solo questo. La moda segue i cambiamenti sociali e, quindi, è pure narrazione. In questo momento, a causa dell’emergenza coronavirus, non possiamo lavorare sui set fotografici e, quindi, abbiamo aperto agli editoriali non esclusivi, dando la possibilità ad altri creativi di inviarci materiale realizzato in precedente, anche se già apparso su altri magazine. Ovviamente sempre seguendo la linea del nostro magazine.
Come sei arrivato al mondo della moda? Subito dopo il diploma, mi ero iscritto a giurisprudenza, ma la cosa è durata solo un anno. Ho sentito in maniera chiara che non era quello il mio mondo e che, invece, l’universo della moda mi attirava in maniera irresistibile. Così mi sono trasferito a Roma e ho iniziato gli studi. I miei stilisti di riferimento sono Jil Sander, Alessandro Michele, e gli stilisti del minimalismo degli anni ’90. Per le immagini mi ispiro agli anni ’80 del fotografo Weber, il nudo e l’erotismo sottile, non volgare. Il nudo permette di cogliere la bellezza, che non è quella oggettiva, ma quella che va oltre e che si rivela nell’armonia. Non mi stanco mai di ricercare, di studiare. Tutto può ispirarmi, ma lo trasformo attraverso il mio gusto.

Di recente sei stato a Milano Fashion Week, appuntamento della moda internazionale, quest’anno blindato causa allarme coronavirus. Com’è stato? Milano durante la settimana della moda ha uno splendore extra, lo puoi sentire per strada. Si respira aria di colori tra street style e star internazionali. I giorni intensi di lavoro valgono la pena, te ne accordi subito, mentre ti siedi in prima fila agli spettacoli e alle presentazioni. Ho assistito a incredibili presentazioni, sfilate di moda e show room, nonostante la cancellazione di molti eventi per le disposizioni del Ministero della Salute. Avendo come obiettivo principale la tutela della salute degli ospiti, molti marchi hanno deciso di non sfilare e altri, come Armani, hanno scelto di sfilare a porte chiuse, trasmettendo lo spettacolo online. Mi ha colpito molto la versatilità di Harunobu Murata tendente al design unisex. Harunabu ha lavorato nel 2015 con Jil Sander e questo è evidente. La collezione è stupenda e potrebbe essere indossata sia da un uomo che da una donna. La collezione autunno/inverno 2020 è minimale e raffinata, ispirata alle creazioni del vasaio Tatsuma Segawa, che evocano bellezza, serenità e femminilità. Particolare la sfilata di Gucci, marchio che prediligo, che ha sostituito la classica passerella con una specie di giostra rotante, una piattaforma circolare, un carillon simbolico.
Il sud ti ispira o potrebbe ispirarti? Il sud è dove sono cresciuto, dove ho le mie radici. È particolarmente affascinante per i suoi colori e l’aria che si respira. Tutto mi appare più tranquillo. Quando non riesco a lavorare e non trovo ispirazioni, torno a casa. Questo mi dà per qualche giorno la capacità di estraniarmi e di concentrarmi sulle storie che voglio raccontare attraverso le immagini. Il sud ha una particolare forza, quella di darti calore, anche se parlando di moda purtroppo ancora è molto indietro. Devo dire però che è proprio il sud che sforna talenti e start up, come brand altamente sostenibili. Molti fashion designer ormai famosissimi sono del sud. Spero che possano nascere anche accademie per rafforzare e dare spazio ai giovani talenti.
