Il sogno di Jacob è opera artistica e documentale, realismo e immaginario, sentimento e memoria. Un film che compie la “magia” di restituire la grandezza di Nik Spatari, la sua storia, da Mammola verso il mondo e ritorno, con Hiske Maas, musa e compagna di vita, loro due, l’amore e la creazione del MuSaBa. Un’alchimia di linguaggi filmici, di rimandi sensoriali, di emozioni. Un film che è anche l’ultima apparizione di Nik. Era luglio del 2019, solo un anno più tardi, nell’agosto 2020, Spatari, a 91 anni, ci lasciava. Dopo aver consegnato, a quello che diviene quindi documento prezioso, la “magia” della sua ispirazione artistica e del luogo, insieme a tutto ciò che lui e Hiske hanno vissuto e costruito, pietra su pietra, battaglia dopo battaglia. Tutto grazie a Luigi Simone Veneziano, regista attento e sensibile, e ad Alessia Principe, giornalista e scrittrice, che con lui firma soggetto e sceneggiatura. Mentre il film (qui il trailer), dopo il successo della prima a Cosenza e della proiezione a Locri, nel dicembre scorso, continua il tour con grande successo, li abbiamo intervistati.
Quando e come è nata l’idea di un racconto filmico su Spatari e il MuSaBa?
Lugi Simone Veneziano – Ho visto per caso un servizio Rai in cui si raccontava di Nik, mi sono detto: è una storia incredibile, devo assolutamente visitare questo posto. Qualche tempo dopo ero al Musaba. Quel giorno ho parlato a lungo con Nik e Hiske e da quel momento non ho avuto scelta, ormai ero dentro a quei colori, e ancora oggi lo sono.
Cosa immaginavate di trovare, recandovi lì? Cosa avete trovato?
LSV – Immaginavo un mondo affascinante e in effetti è quello che abbiamo trovato ma non credevo di esserne travolto come poi è avvenuto. Il Musaba, Nik e Hiske sono come isole luminose, è difficile lasciarli, ripartire. È una dimensione dove si avvertono energia e spiritualità, intese come forza, energia. L’archivio che ci è stato aperto è un tesoro ancora da scoprire, mi spiace solo non aver potuto digitalizzare tutte le bobine in super 16, magari un giorno sarà possibile farlo.
Come è stato il primo incontro con Nik e Hiske?
Alessia Principe – Nik ci è venuto incontro accogliendoci. Ricordo quest’uomo alto, con un bellissimo sorriso, e Hiske con i suoi occhi affilati che emanavano scintille. Ci siamo seduti nel loro soggiorno che è esso stesso un’opera d’arte. Ci sono mosaici ovunque, anche sul pavimento, e occhi dipinti che sembrano uscire dai muri. Abbiamo ascoltato, soprattutto. Siamo tornati anche in seguito e ogni volta era come entrare per la prima volta. Il Musaba ci mostrava man mano lati nascosti. È un luogo cangiante, multiforme, che ha assorbito il tempo come in una bizzarra sintesi clorofilliana: entri lì e lui scaccia i pensieri tossici e ti ossigena dentro.
Nik Spatari, Alessia Principe, Luigi Simone Veneziano
Quali difficoltà avete incontrato nella realizzazione del film?
LSV – Come per ogni produzione le difficoltà non sono mancate, sentivamo su di noi la responsabilità di raccontare la vita di due artisti che a noi si erano affidati: il film è stato girato con un budget contenuto e quindi ogni ritardo, ogni piccolo ostacolo poteva trasformarsi in un problema enorme. Per fortuna la troupe e il cast sono stati meravigliosi e siamo riusciti a portare a casa delle bellissime sequenze. Di notte, per esempio, era quasi impossibile girare perché i nostri fari potevano turbare la fauna notturna. Il Musaba è ai piedi dell’Aspromonte e noi volevamo rispettare la natura che ci ospitava. Ricordo che le riprese erano state fissate per il mese di giugno 2019 ma a causa di un malore di Nik fummo costretti a spostare tutto a luglio con non poche conseguenze.
Lo scrittore Gioacchino Criaco interpreta se stesso in un dialogo molto bello e intenso con Nik. Una felice intuizione. Come è nata?
AP – Conoscevo personalmente Gioacchino da un po’. Come giornalista del settore Cultura mi era capitato di intervistarlo diverse volte. È un grande comunicatore, molto empatico, e innamoratissimo dell’Aspromonte. Ho pensato che fosse la persona giusta perché quello che volevamo era uno scambio naturale, curioso ma pieno di passione. Quando gli ho proposto l’idea, Gioacchino ha accettato con grande entusiasmo. Il loro dialogo è totalmente spontaneo e si percepisce quest’aria di familiarità tra persone che cullano la vera arte dentro di sé. L’ultima frase che Nik pronuncia sull’infinita bellezza dell’Aspromonte ha commosso tutti, anche Gioacchino aveva gli occhi lucidi. Quando Luigi ha dato lo stop nessuno si è mosso. Eravamo ancora tutti incantati da quel momento in una sorta di magica sospensione, di sorpresa, di luce.
Avete intrecciato linguaggi cinematografici diversi, con un convincente ed emozionante risultato: fiction, documentario, videoart. Come avete deciso l’uso di “strumenti” diversi tutti insieme? Cosa vi ha portato a questo tipo di realizzazione?
LSV – Approcciarsi in modo originale era fondamentale. Non volevo creare un’opera televisiva, ma cinematografica. Il montaggio del film si è sviluppato seguendo le atmosfere dei racconti, dei filmati d’epoca e del ricordo delle notti passate al MuSaBa. Dentro il film c’è il sogno ma anche l’incubo, la vita e la Morte, il tempo passato e un tempo assoluto. È un film che non parla solo della vita di un artista e della grande opera architettonica del Musaba, ma è un film che parla degli ultimi giorni di un uomo, per questo le persone che lo guardano si commuovono, perché riguarda tutti noi. É una riflessione sul tempo che ci è concesso, e su come si decide di viverlo. Volevo che il film avesse una direzione emotiva ma senza escludere altri livelli di narrazione alimentati da sequenze ricche di simboli e di archetipi legati alle regole della psicoanalisi.
Il sogno di Jacob, dopo gli stop del covid, è partito alla grande. Cosa c’è in programma prossimamente e cosa vi aspettate da questo viaggio?
AP – Che ci porti lontano. È commovente questa spinta da parte del pubblico. Abbiamo debuttato en plein air al Magna Graecia Film Festival di Gianvito Casadonte nel 2021, poi abbiamo atteso che terminassero le restrizioni dettate dalla pandemia per portarlo in sala. La premiere al cinema Citrigno di Cosenza è stata un successo. Alla fine della proiezione in tanti sono venuti a salutarci commossi. Da lì è cominciata un’onda travolgente. In tantissimi ci hanno scritto e continuano a farlo per chiederci di portare il film nelle loro città. Siamo stati al cinema “Vittoria” di Locri e anche lì il pubblico ci ha accolti con grandissimo calore come anche a Lamezia Terme, al Chiostro letterario di San Domenico. Stiamo viaggiando insieme all’Ente Nazionale Persone Sorde, e parte del ricavato delle proiezioni andrà per l’attivazione di un laboratorio d’arte per non udenti. Il 14 gennaio saremo a Rende, al cinema Santa Chiara e il 27 e 28 a Reggio Calabria al Cartoline Club. Ma abbiamo contatti aperti anche con Catanzaro e con città fuori regione. Insomma è un percorso che ci auguriamo sia prospero e possa essere anche un faro acceso sul Musaba. Non si può ignorare un diamante del genere, è necessario che si comprenda quale tesoro straordinario abbiamo in Calabria. Con una sapiente opera di promozione e sostegno, rispettosa dell’identità del luogo, questa regione, grazie al Musaba, potrebbe davvero esportare un modello di bellezza unico al mondo. Ecco, questo è il nostro sogno.
Il film, prodotto da “Le Sei Sorelle”, è stato realizzato grazie ai fondi Pac della Regione Calabria per la valorizzazione del sistema dei beni culturali calabresi, e al sostegno della Fondazione Carical, con il patrocinio della Calabria Film Commission e del Parco nazionale dell’Aspromonte. Nel cast Francesco Paglino, Enzo De Liguoro, Pino Torcasio e il piccolo Danilo Kononenko che interpreta Nik da bambino. Della troupe hanno fatto parte: Vittorio Sala, direttore della fotografia; Francesca Marchese, organizzazione generale; Andrea Ras aiuto regista; Luigi Porto compositore e sound designer.
Gioacchino Criaco, Nik Spatari, Hiske Maas, il regista e gli operatori
L’ha ripubblicato su Connessioni.
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