«Siamo sempre appartenuti a una cultura diversa. Ecco perché ancora oggi facciamo fatica a rimetterci al passo con il resto del Paese».
Questa considerazione, espressa da Gioacchino Criaco nell’ambito della presentazione del progetto politico-culturale “È tempo di reagire” dell’ex assessore regionale Federica Roccisano, svoltasi nella serata di ieri presso la Biblioteca di Siderno, contiene probabilmente la radice dell’atavico terrore con il quale, alle nostre latitudini, si sta guardando alla possibilità che il Regionalismo Differenziato diventi legge.
Criaco, infatti, ha sapientemente ricondotto le differenze sociali tra nord e sud nientemeno che ai rapporti che la Magna Grecia aveva intrecciato con la società romana in via di sviluppo nella parte settentrionale della Penisola. La logica di crescita sistematica adottata dall’impero, infatti, non si è mai davvero conciliata con la cultura riflessiva importata dalla madre patria greca, una condizione che ha imposto una differenza socioculturale accentuatasi col tempo e giunta al suo apice con l’Unità d’Italia. È avendo attraversato questi passaggi che siamo giunti impreparati alla sfida pianificata dalla sinistra negli anni ’90 per raccogliere i consensi dell’elettorato settentrionale e impostaci oggi dal governo giallo-verde.
Sia chiaro, le aspirazioni indipendentiste di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, come giustamente illustrato dal professore di Politica Economica dell’Università di Catanzaro Vittorio Daniele, dal direttore dell’Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno Luca Bianchi e dal segretario regionale della CGIL Angelo Sposato, romperanno davvero i già fragili equilibri faticosamente costruiti tra nord e sud. La decisione, adottata da tutti i Paesi dell’Unione Europea, di destinare IRPEF e IVA delle aree in cui il reddito pro capite è più elevato alle zone più povere con l’intento di garantire livelli di efficienza dei servizi essenziali quanto più simili possibile, ci ha permesso di restare a galla per così tanti anni che, anche solo a livello mentale, l’idea di farci togliere questo sussidio statale (uno dei pochi per la verità) ci dà l’impressione di vederci sottrarre la terra da sotto i piedi.
Ma davvero non possiamo fare nulla dinanzi all’ineluttabilità del destino? Sì, se l’approccio culturale cui ha fatto riferimento lo scrittore di “Anime Nere” ci convincerà a perpetrare i comportamenti sbagliati che in passato ci hanno impedito riscattarci.
«Uno spettro si aggira per il Mezzogiorno – ha invece affermato il giornalista Mimmo Nunnari parafrasando Karl Marx, – quello delle classi dirigenti inefficienti». Ed è proprio su questo aspetto che vuole intervenire il progetto di Federica Roccisano.
Attraverso il confronto e l’avanzamento di istanze che provengano dalla società civile, da ex amministratori e anche da giovani appassionati di politica, il movimento “È tempo di reagire” sogna che la ripartenza (anzi, la reazione) della nostra regione passi dalla formazione di una cittadinanza consapevole, in grado di compensare le mancanze di una classe dirigente troppo spesso indolente. Solo prendendo in prima persona le redini del proprio destino, infatti, la società civile calabrese potrà livellare le differenze che ancora oggi intercorrono tra diverse aree del suo stesso territorio e si scoprirà in grado di affrontare con tenacia e orgoglio sfide come quella del Regionalismo Differenziato, certamente ardua, ma non impossibile da superare.
Con l’incontro di ieri sera, Federica Roccisano ha voluto mettere le basi di una sfida che la società locridea e i suoi intellettuali hanno dimostrato di voler cogliere. Sta a noi, adesso, far partire una rivoluzione culturale che ci permetta di sovvertire i luoghi comuni con i quali per troppo tempo siamo stati ingiustamente bollati.
“È tempo di reagire”: il progetto di Federica Roccisano chiama a una rivoluzione culturale
