di Emanuela Alvaro – Per chi crede alle coincidenze questa è la storia perfetta. Coincidenze che portano ad un certo punto Cosimo Alfarano di Camini (RC), per gli amici e gli addetti ai lavori Griso, a riorganizzarsi la vita lasciando campo libero alle proprie passioni. «Sono un “fotografo per caso”, non ci pensavo minimamente. Quando tutto ha avuto inizio frequentavo l’università e ad un certo punto le coincidenze, probabilmente sollecitate dalla mia passione per l’arte, hanno creato le basi di quello che poi è diventato un lavoro».

In un centro sociale di Rende (Cs) si è ritrovato a fotografare una band, “Il Teatro degli Orrori”. Dopo quel concerto e la pubblicazione delle foto si sono aperti percorsi di vita inaspettati. «Entrai in contatto con l’Alcatraz di Milano,  dove mi permisero di scattare foto in occasione di un evento, il “Jack Daniel’s Christmas party”». Da qui iniziò a seguire in giro i concerti, ma la sua vera passione era un’altra e riguarda il mondo e la cultura Street. «Ero rimasto folgorato dai lavori di Martha Cooper, la fotografa americana che negli anni ’70 fu la prima a riprendere con il suo obiettivo, lo fa ancora oggi, il mondo dei graffiti a New York, fino a quel momento, accessibile solo agli uomini. È stata capace di emergere e farsi rispettare! Una grande donna, che ho avuto la fortuna di incontrare due volte, a Milano e a Roma. In quel periodo acquistai un libro dal titolo Street Art Sweet Art che nasceva da una mostra fatta a Milano sul graffitismo e sulla Street Art e, piano piano, mi immersi in questa realtà».

L’approccio fotografico di Griso al mondo e la cultura  Street avvenne in occasione di una mostra al Museo della Scienza e della Tecnologia a Milano. Per l’inaugurazione era stata scelta una formula particolare, gli artisti in mostra si sarebbero esibiti in una performance di 24 ore, ovviamente alternandosi e dipingendo dal vivo. Lui non avendo con chi fare la staffetta fotografò per un intero giorno l’evento. Mondo e cultura Street che ha diverse facce, dai graffiti, ai tatuaggi, agli skater che Griso racconta con le sue foto e da calabrese è attento a quello che succede anche nella sua regione che di fatto lo ha battezzato. «Anche da noi questo mondo evolve, ho seguito delle cose fatte in Calabria che mi hanno sorpreso e questo mi fa sentire orgoglioso della mia terra, dove ho tenuto la mia prima mostra intitolata Eleven, a Catanzaro nell’estate del 2011, con appunto undici foto esposte».

 

L’altra sua grande passione sono i tattoo e tutto quello che gira intorno, ma lui sottolinea di non averne neanche uno sul proprio corpo. Le prime tattoo convention le seguì da spettatore senza fare foto, poi iniziò a portarsi la macchina fotografica, riscontrando che il lavoro non era niente male. «Ho iniziato a fotografare certi soggetti per far emergere e per raccontare cosa accade in quel settore in Italia e qual è il punto di vista italiano. In generale il mio scopo è quello di andare oltre l’opera e raccontare chi le realizza, i protagonisti, l’atmosfera, ovvero l’action, dare importanza all’essere umano ancor prima che alla sua creazione. Ho sempre fatto mia una frase d Keith Haring che descrive perfettamente il mio obiettivo: “Tutte le volte che creo qualcosa, penso alle persone che stanno per vederlo e tutte le volte che vedo qualcosa, penso alla persona che l’ha fatto“. Ancor prima di apprezzare l’opera, dobbiamo rispettare chi l’ha realizzata sostenere, conoscere meglio ciò che si fa nel nostro Paese, noi che, troppo spesso, ci lasciamo incantare da ciò che arriva dall’estero o ha un nome esotico. C’è molto da vedere qui, una cultura che ha decenni di storia alle spalle».

 

Due le sue soddisfazioni più grandi. La prima dello scorso anno, pochi giorni dopo il suo compleanno è stato inserito in una delle storiche Crew milanesi, i THP, e la seconda aver avuto inserite alcune delle sue foto in un libro che racconta i primi dieci anni dei graffiti a Milano. Il libro è stato realizzato da un writer storico, KayOne. «Questo mondo che seguo a stretto contatto con persone, situazioni va oltre la professionalità. Per quanto mi è possibile cerco di contribuire con le mie foto a manifestazioni legate al sociale. Ho partecipato ad eventi con l’Unicef, il WWF e ci tengo a ricordare un mio progetto per il primo Pride svoltosi in Calabria nel 2014, da cui poi nacque la mostra Pride & Prejudice».