La sua passione è la scrittura in vernacolo. Poesie, racconti, testi teatrali esprimono il suo universo lirico, supportato dallo studio attento della metrica, della composizione dei versi e delle strofe, e dei tanti testi tramandati dalla tradizione. Su tutto, la ricerca di parole arcaiche, di etimologie e significati. Ma non mancano puntate creative in lingua italiana. Con altrettanto amore si dedica al teatro. Fa parte, infatti, della storica associazione teatrale “Gruppo spontaneo”, attiva da oltre quarant’anni sul territorio locrideo e oltre. E, ogni venerdì, alle 17.30, ormai da un anno, lui e Walter De Fiores, sui 98FM di Radio Venere, danno vita alla seguitissima e frizzante “baRaonDa”, trasmissione live di musica, cultura e società. Dialoghiamo con Giovanni Ruffo, 23 anni, di Bovalino (RC), pure autore di una poesia divenuta parte di un progetto artistico importante e di successo, l’album L’albero di more di Paolo Sofia, ispirato al romanzo La maligredi di Gioacchino Criaco.
Quando hai cominciato a scrivere? Ho cominciato a scrivere, quasi per gioco, tra i banchi di scuola, all’età di 17 anni. Inizialmente, mi incuriosiva molto la scrittura in vernacolo e la ricerca dei termini più arcaici del nostro dialetto. Col tempo, ho iniziato a comporre alcuni testi in lingua e a sviluppare altre curiosità, dai diari ai racconti, dai pensieri ai copioni teatrali. Da quel giorno, la scrittura accompagna costantemente i miei giorni e, soprattutto, le mie notti.
Ora una tua poesia è entrata nell’album musicale e letterario L’albero di more. Raccontaci. Non è avvenuto, certamente, per caso. Non è la prima volta che i testi di un componente del Gruppo Spontaneo, come me, si trasformano in canzoni nei lavori dell’amico Paolo Sofia. Già nel primo album dei Quartaumentata, gruppo storico di cui Paolo è voce e frontman, che ha pubblicato il suo primo disco con la produzione proprio del Gruppo Spontaneo, figurano testi di Pino Macrì e Pino Ammendolea. Da “teatrante spontaneo” e da appassionato di poesia, probabilmente è venuto naturale proseguire questo filone che mi ha fatto incontrare artisticamente Paolo Sofia. Insomma, un intreccio positivo di musica-poesia-teatro che ha fatto nascere qualcosa di bello ed emozionante. Il testo in questione, dal titolo Basàmi, in realtà è l’unione di due miei componimenti: uno dedicato a mia madre, l’altro alla mia ragazza.
Qui Giovanni con Paolo Sofia e Marianna Locri, componente Gruppo Spontaneo
Cosa pensi della poesia in relazione ai giovanissimi come te? Il linguaggio poetico, oserei dire purtroppo, trova qualche barriera nel mondo giovanile attuale. È un’epoca, la nostra, in cui si dedica poco tempo a se stessi e agli altri, talvolta per cause di forza maggiore, perciò si corre il rischio di cadere nella superficialità e di non captare passaggi e dettagli profondamente significativi. Si è schiavi, volenti o nolenti, della frenesia, del pretendere tutto e subito, del produrre qualcosa da far vedere a ogni costo. La poesia, invece, ha bisogno del suo tempo, della giusta attenzione e del giusto spazio. È un sentimento che va ascoltato, rispettato, colto, e per fare questo, è indispensabile ritagliarsi del tempo. Sarebbe interessante sfidare la frettolosità e la freddezza del quotidiano a colpi di poesia e bellezza: potrebbe essere un modo tranquillo per curare la propria anima e provare a curare anche quella di chi legge.
Tra le letture cosa prediligi? Prediligo i testi poetici, siano essi romantici, rabbiosi o satirici. Tra le mie letture più frequenti, credo si possano inserire anche alcuni rappresentanti della musica cantautorale italiana, quella che va letta oltre che ascoltata. Leggere il testo di un brano, ad esempio, di De André, Lolli, Guccini o Bertoli (e tanti altri) penso possa aiutare a capire noi stessi e il mondo che ci circonda.
BUONANOTTE
Sentivo la pioggia
cadere sui tetti
sbattere sulle finestre
posarsi sui davanzali
fare rumore.
Poi l’ho ascoltata:
baciava quei tetti
accarezzava quelle finestre
dormiva su quei davanzali
cantava.
Sentivo
di dovere ascoltare
la sua buonanotte.(Giovanni Ruffo 07 novembre 2019)
Con Walter avete dato vita a una straordinaria coppia radiofonica. Com’è nato il vostro programma? Il nostro programma nasce ufficialmente nel 2019, ma è figlio di un rapporto di amicizia e di stima che dura da anni, nei quali non abbiamo mai smesso di confrontarci e interrogarci su tutto ciò che riguarda la nostra dolce-amara terra e non solo. L’idea di baRaonDa è stata pensata e attuata per creare uno spazio di riflessione e informazione differente, per dare risalto agli artisti del territorio e per promuovere quelle bellezze e quelle risorse che mostrano il volto positivo dei nostri luoghi. Fino a questo momento, tanti ospiti, che ringraziamo, hanno arricchito la nostra trasmissione con il loro prezioso contributo, ma ci piace evidenziare più la qualità che la quantità. La radio può rappresentare uno strumento di libertà e un punto in cui possono incontrarsi e/o scontrarsi idee, opinioni e pensieri, scatenando scambio costruttivo e condiviso che è fondamentale per la crescita individuale e collettiva. La speranza è che questi momenti radiofonici possano stimolare e sensibilizzare, con umiltà e attenzione, senza mai prenderci troppo sul serio.

Parliamo del teatro nella tua vita. Tra le mie attività, merita una particolare menzione la Compagnia Bubalina, un gruppo teatrale che vede protagonisti i bambini e i ragazzi di Bovalino Superiore. Nel marzo 2019, ho avuto la fortuna di dare inizio a questa entusiasmante avventura, che prevede corsi di laboratorio di teatro e messa in scena di spettacoli di vario genere. Tutto questo, naturalmente, prende spunto dal modello Gruppo Spontaneo, portato avanti con competenza e passione dal presidente, nonché grande amico e collaboratore, Enzo Marzano. Proprio con il bravissimo Enzo, che ha curato pure l’adattamento teatrale, porto in scena uno spettacolo a due voci, intimista e riflessivo, scritto da me, con un contributo di Pino Ammendolea, Stai attento… l’anima ti ascolta.

A quando la pubblicazione di una tua silloge? Ancora non ho mai pubblicato i miei scritti in un lavoro personale, ma sono parte dell’antologia poetica Vuci senza tempu (pubblicata nel 2019 dall’Unione Poeti Dialettali Calabresi, associazione da anni attivata sul territorio a custodia e valorizzazione del linguaggio dialettale), in cui figuro come poeta più giovane del libro. Per ora va bene così. Più avanti si vedrà.
* Giovanni Ruffo nella foto di copertina è con il suo cagnolino Rolly