Marezzature/Donne del fare 5 di Antonella Iaschi

Lo scorso ottobre è uscita in Italia per Ludo Edizioni la ristampa di Nascita volatile, il primo libro di poesie di Angye Gaona, poetessa e giornalista colombiana, attivista per i diritti umani arrestata sul confine con il Venezuela, dove si era recata a presentare un libro. L’infame accusa di narcotraffico e istigazione alla rivolta ha fatto sì che venisse incarcerata. Sei mesi dopo, rilasciata per assenza di prove, è iniziata la libertà vigilata in attesa di giudizio. Nell’agosto 2012 è iniziato il processo. Attualmente vive in esilio. Ho avuto la fortuna di incontrarla in Sardegna, durante la 17ª edizione del Festival Internazionale “Progetto Ottobre in Poesia”. Ho pensato a lungo un modo per descrivervela e l’immagine più adatta che ho trovato è lei, sul lungomare ad Alghero, mentre un’onda più alta delle altre la raggiunge bagnandola completamente. Angye è quell’onda che bagna con forza una donna e anche la donna che l’accoglie, sorridendo. Una forza incredibile in un corpo di dolcezza. Ecco il suo messaggio whatsapp di questa mattina: «Sono già un po’ più tranquilla, perché  la Colombia domani romperà i rapporti con Israele. E mi sembra il minimo  che si debba fare».

Angye, chi ha letto le tue poesie può capire quello che per te è la poesia. Per chi ancora non le conosce: cosa è per te la Poesia? Cara Antonella, grazie per l’intervista. La poesia per me è la porta della coscienza che si apre nell’universo dei linguaggi espressivi. La poesia, come pratica di osservazione e di azione, è uno degli accessi alla coscienza come esperienza intima e condivisa tra gli esseri umani a tutte le latitudini. La parola è un privilegio che trova nella poesia il suo esercizio più felice.

Quando l’hai “incontrata per la prima volta”? Da bambina ero appassionata di parole e strutture grammaticali. Quando avevo 13 anni, vivevo in intensa solitudine a casa di mia madre e ho potuto accedere a un libro di poesie in cui un pomeriggio ho scoperto il verso di Pablo Neruda, “Forse non essere è essere senza che tu sia”, che mi ha causato un impatto indimenticabile e un’insondabile curiosità di scoprire cosa fosse quello strano movimento di parole che rompeva lo standard consueto e l’organizzazione razionale,  mostrando un altro modo di pensare. Nel corso degli anni ho capito che la poesia è un’attività dotata di linguaggio che affronta nobilmente il mistero, senza l’intenzione di svelarlo o distruggerlo ma per la  gioia  di contemplarlo soltanto.

Le tue azioni di attivista per i diritti umani hanno modificato il tuo modo di scrivere? Cioè la Poesia si è adattata ai tuoi messaggi o è lei ad averti fatto messaggera? Quando ho iniziato a scrivere poesie le ho rese molto intricate e sature di metafore. Inizialmente, non è stata la mia attività di difensore dei diritti umani a farmi cambiare modo di scrivere, ma piuttosto un viaggio con lo zaino in spalla attraverso il Sud America in cui ho realizzato poesie su commissione per sopravvivere. Alle persone che mi hanno commissionato poesie per i loro nipoti e neonati, per i loro amori, per preservare i loro ricordi più preziosi, non volevo regalare una poesia criptica e illeggibile, ma avevo bisogno di esprimermi in modo comprensibile e pratico. Al ritorno dal viaggio, e intensificando la mia attività politico-culturale, ho mantenuto la scrittura rilassata, automatica e semplice con l’obiettivo di farmi capire da quante più persone possibile, soprattutto da chi non legge poesia. Ammiro i poeti che riescono a comunicare con gli esseri umani senza artifici né maschere e con l’espressione della poesia più profonda e limpida.

Essere costretta a vivere in esilio cosa significa? Spero che questa situazione cambi presto perché è come essere morti nella vita. I miei più cari amici, dalla mia città, mi informano che persone del movimento culturale e politico mi ricordano con affetto intenso e speciale. In esilio non esiste nulla di tutto ciò. Qui godo della libertà di esprimermi ma non ho la mia gente o il pubblico accanto per la poesia e la lotta cui io stessa ho cercato di dare forma. Desidero tornare presto perché è tempo di intensificare le azioni poetiche a favore della libertà e della coscienza, minacciate dagli hard e soft power a Bucaramanga e in Colombia.

Parlaci del tuo movimento di donne, dove è nato, perché l’hai creato, a cosa serve, come vi muovete, come restate in contatto. Il Collettivo di Donne Poete di Bucaramanga SIE7E è nato da un appello aperto che ho lanciato postando su Facebook l’espressione: “Poete di Bucaramanga, dimostrate”, con l’obiettivo di includere la città nell’azione globale “Contro i muri”, del Movimento Mondiale della Poesia, nel 2018. Le poete cominciarono a scrivermi e ho accettato chiunque volesse definirsi poeta e partecipare all’azione. Con i due dollari che ho usato per trasportare l’impianto audio preso in prestito, si sono svolte quattro letture di poesie, due all’aperto e due in centri culturali amici. Così le ho incontrate una per una, ho ascoltato ad alta voce le loro poesie e ho stretto loro la mano per la prima volta. Ho mantenuto i contatti. Uno o due mesi dopo l’azione, ho detto spontaneamente a ciascuna di loro che avremmo dovuto riunirci come collettivo. Eravamo in sette, ma presto ci unimmo ad altre due poete che incontrai lungo la strada. Eravamo tutte principianti con la poesia, alcune con un po’ di vantaggio e più esperienza. Ma il collettivo ci ha fatto maturare e ci ha dato più fiducia nello scrivere e pubblicare ed è così che tutte abbiamo fatto progressi consolidando i lavori delle altre. Chi non aveva pubblicato, lo ha fatto. Quasi tutte hanno vinto premi di poesia durante questo periodo. Chi aveva già pubblicato ha fatto molti altri libri. Quest’anno uscirà la nostra antologia. Manteniamo la leadership tra tutte noi: a volte è una che guida e sostiene i progetti,  talvolta è un’altra. Il vantaggio del lavoro collettivo è che quando qualcuna trova un’opportunità, la condivide con tutte, la porta avanti liberamente e riceve il maggior sostegno possibile dalle altre. Personalmente ho sempre avuto grandi ambizioni con il collettivo, ma stiamo andando al nostro ritmo ed è meraviglioso.

Attivista, scrittrice e madre… un bell’impegno.  Vorresti poter scendere o rifaresti di nuovo questo percorso di vita? Sono grata per quello che ho ricevuto perché è molto simile a quello che stavo cercando. Mi piace la frase attribuita ad Eraclito che dice: “Il carattere dell’uomo [e della donna] è il loro destino”. Non penso che potrei prendere decisioni diverse da quelle che mi hanno portato su questa strada perché quelle decisioni sono state ispirate da ciò che percepivo come vero. Molte volte non sono stata assertiva, né la mia visione era molto chiara riguardo ai rischi, ma mi sono sempre lasciata trasportare da un’intuizione che era ineludibile e che riconosco come virtuosa per la sua intensità.

Tre parole per descrivere la tua lotta. Coscienza, unità, pazienza.

Tre desideri che ancora non hai avverato. Vedere i fascisti cambiare la loro ideologia; cambiare i miei pregiudizi per avvicinarmi con gentilezza a coloro che giudico; vedere che si lavora collettivamente nel mondo per la proliferazione degli effetti benefici di una sorta di coscienza superiore e del suo desiderio condiviso.

Tre cose che ti aspetteresti da chi ti legge. Voglio che chi mi legge sia motivato ad agire con azioni che promuovono il piacere condiviso e la gentilezza. Voglio che chi mi legge superi i propri pregiudizi nei confronti degli altri e mi critichi quando sbaglio ad avere pregiudizi. E voglio che chi mi legge possa far crescere la propria  speranza.

Tre soddisfazioni grandi che ti ha dato la Poesia. Prima di tutto, leggere o scrivere e recitare con quella che considero “la Poesia” mi ha reso una persona felice. In secondo luogo, la poesia (come percezione, azione e creazione) è stato il miglior uso che ho potuto fare del mio naturale entusiasmo e di altre qualità che forse altrimenti non avrei potuto mettere al servizio degli altri. In terzo luogo, la poesia mi riempie di soddisfazione confermando la bellezza dell’esistenza e riempiendola di significato, poiché è sempre stata al mio fianco nel cammino della conoscenza attraverso quei miracoli che accadono nel linguaggio e si materializzano nella vita di tutti i giorni la cui percezione mi ha aiutato a mantenere la certezza che sono più di un corpo venuto a produrre e consumare, e che devo me stessa a una forza che muove tutti i processi in un universo che non si conosce se non attraverso l’azione di meccanismi che vanno oltre la ragione.