Marezzature/Donne del fare 1 di Antonella Iaschi
A Roccella Jonica, provincia di Reggio Calabria, in Contrada Canne, c’è un cancello metallico che cela un luogo particolare, sospeso tra mitologia e natura. Basta suonare il campanello e la padrona di casa accompagna i visitatori tra le sue opere raccontandone origini e intenzioni.
Mariella Costa è una donna del Sud, con la bellezza mediterranea nel corpo e nell’anima. Ed è anche una donna che con forza di volontà si è rimessa in gioco ed è riuscita a trasformare un’azienda chiusa in officina e culla per la sua arte.
Gentilezza, calore umano sono le sensazioni che aleggiano tra le sue parole semplici e le motivazioni importanti delle sue opere. Ogni pietra, ogni tassello di mosaico, ogni colore ha un passato da raccontare, un presente da mostrare e un futuro desiderato nel messaggio dell’opera cui appartiene. Così dal muro contro le violenze, all’enorme tartaruga di bottiglie riciclate, alle Muse della Poesia, il visitatore percorre un viaggio che trasmette cultura, bellezza e azioni positive.
Mariella, cos’era all’origine il Parco degli Dei?
Il Parco degli Dei era un’area industriale nella quale venivano prodotti manufatti in cemento, fondata da mio padre tanti anni fa e che io ho ereditato all’età di 18 anni.
Il cambiamento e la scelta coraggiosa di trasformare il luogo della tua vita lavorativa nel luogo delle tue passioni. Perché è avvenuto, quando e come?
Sono stata alla conduzione dell’azienda per tanti anni, poi il cambio da lira in euro ha creato una crisi nel settore che ha provocato la chiusura dell’azienda. Io sono nata con la passione per l’arte, ho sempre dipinto e modellato la materia, la creatività ha da sempre fatto parte della mia vita. La mia filosofia di vita è: fare di un punto debole un punto di forza. E’ stato così che ho deciso di dedicarmi a tempo pieno all’arte alla quale mi ero dedicata fino a quel momento part-time. E’ da lì che è nata l’idea di trasformare un’area industriale in spazio artistico.
Mariella Costa all’opera
Recuperare ex spazi lavorativi rendendoli spazi di stupore senza modificarne le origini e poi concederli al pubblico come un museo a cielo aperto. Questo il lavoro che stai facendo. Quanto c’è di nostalgico (voglia di non cancellare le proprie origini) quanto di rivalsa (con un destino che ha cambiato le carte in tavola) e quanto di progetto d’artista (avresti fatto la stessa cosa altrove?).
Riconvertire in bellezza un’area fatta di alti muri e pavimenti in cemento è diventata la mia mission. Ho cominciato facendo smantellare i vecchi macchinari arrugginiti, ho trattenuto solo il carrello elevatore, utile per sollevare massi e blocchi di marmo. Non ho nostalgia della mia vita precedente, anzi penso che avrei dovuto cominciare prima, tuttavia voglio che le tracce del passato rimangano indelebili a ricordarmi chi sono e da dove vengo. Il progetto di artista è partito dall’idea di avere un anfiteatro e un ruscello con un piccolo stagno per avere al contempo un posto di cultura e di relax. Sarebbe stato difficile in un altro posto realizzare ciò che ho in progress, magari avrei realizzato un altro tipo di spazio artistico, chi lo sa? Credo che l’ambiente condizioni molto le nostre scelte, sicuramente molto sarebbe dipeso dal luogo che avrei avuto a disposizione.
Il Parco degli Dei di Mariella Costa (Roccella Jonica, RC)
Il tuo lavoro di scultrice richiede grandi sforzi fisici oltre che talento artistico. Le soddisfazioni di un’opera finita sono gocciolanti di sudore. La tua famiglia quanto ti sostiene in questo? Le persone che apprezzano la tua arte credi siano consapevoli della fatica che nasconde?
La realizzazione di un’opera in pietra comporta uno sforzo fisico e mentale non indifferenti, non so quanto di questo arrivi al pubblico. La mia famiglia ha capito, per fortuna, la mia esigenza interiore di creare, di consegnare al mondo il mio personale concetto di bellezza e mi appoggia in tutte le mie scelte psicologicamente e talora anche fisicamente: creo senza problemi le opere, ma ho bisogno di aiuto per alzarle su basi adeguate o per installarle sui muri. Ho un compagno di vita, appassionato di arte, che mi aiuta tantissimo, così come le mie figlie, seppur in forma diversa.
Se ci sono stati momenti in cui avresti voluto mollare tutto, perché o per chi non lo hai fatto?
Non ho mai pensato, neanche per un attimo di mollare. Ho avuto tantissimi momenti di difficoltà, ma li ho sempre superati ed ho continuato il mio cammino, talvolta più motivata.
Come nasce una scultura? Sei tu a vedere nel blocco un’immagine o è la materia che ti mostra quello che ha dentro? Vai a cercare la pietra adatta alla tua idea o è la pietra che adatta la tua idea a se stessa?
Se si tratta di un blocco di marmo, posso disegnare o immaginare qualsiasi cosa, al contrario se si tratta di una pietra, è come se fosse lei a suggerirmi una forma, a chiedermi di essere tirata fuori.
Tre parole per descrivere il tuo Parco degli Dei.
Bellezza, colore, cultura.
Tre desideri che ancora non hai avverato.
Vedere ultimato il Parco; realizzare un’opera scultorea in una grande città e veder girare scene di un film con la scenografia del mio Spazio artistico.
Tre cose che ti aspetteresti da chi entra nel tuo Parco.
Stupore, emozione e riflessione sul rispetto verso l’ambiente e l’umanità.
Tre soddisfazioni grandi che ti ha dato la tua arte.
L’arte mi ha dato la grande fortuna di viaggiare, di ricevere importanti premi internazionali e di conoscere gente che altrimenti non avrei mai incontrato.
Mariella Costa accanto all’opera realizzata
per la “Casa degli artisti” di Renato Mollica (S. Ilario dello Ionio, RC)