Peripazzie: Epistolario matto/4 di Rossella Scherl
Cara Agatha,
perché non venga fraintesa la formula confidenziale che dà il via a questa mia,
mettiamo subito in chiaro che per lei non provo alcun affetto né tantomeno simpatia.
Riconosco di doverle la mia fortuna ma, la sua, quanto deve a me?
Mi ha dotato di acume, intelligenza brillante, lucida capacità di analisi e sintesi, di
inappuntabile eleganza nell’abbigliamento, era necessario rovinare tutto privandomi
di una figura slanciata? Basso e sovrappeso. Sapristi! Avesse avuto almeno il
buongusto di evitare l’accostamento della forma della mia testa a quella di un uovo. E
quel paio di baffi incerati all’insù? Ha idea di quanto sia impegnativo mantenerne la
forma? Ha mai provato un piegabaffi? Le assicuro che non è affatto piacevole
dormirci ogni notte. E poi, i suoi continui tentativi di rendermi ridicolo. Pensa mi
siano sfuggiti? Bien, nonostante questo avrei potuto comunque perdonarle tutto.
Sarebbe bastato mi avesse concesso una sola ora d’amore con la contessa. Ha fatto sì
che me ne innamorassi, condividessi con l’affascinante Vera pagine in qua e in là,
lasciando che il nostro rapporto restasse null’altro che una buona amicizia. Mi ha
fatto studiare la grammatica russa, per lei. Sapristi! Sapristi! Sapristi!
Trentatré romanzi. Trentatré come gli anni vissuti dal Nazareno. Strana coincidenza
numerica per calare il “Sipario” sul sottoscritto. Coincidenza lusinghiera, riconosco,
non abbastanza, però, da mitigare la mia irritazione per un trattamento mai toccato ad
alcun investigatore narrativo di talento. Sono un caso unico. Io, il migliore, vittima
della sua penna, e in che modo. Non le bastava architettare una storia per liberarsi di
me, no, doveva prima mostrare il mio decadimento. Il grande investigatore non
poteva defungere da anziano qual era, ma vecchio, afflitto da artrite, cardiopatia e
costretto alla sedia a rotelle. Quanto s’è divertita, mentre un addolorato capitano
Hastings, amico tanto prezioso quanto ottuso, mi organizzava il funerale a Styles
Court, dove tutto aveva avuto inizio diversi decenni prima! Mi sembra ancora di
sentirla ridacchiare. Bien, mon amie, adesso tocca a me infierire, divertirmi. Non mi è
dato sapere se le sia giunta voce, lì dove si trova adesso e non può più tramare ai miei
danni, che Poirot, Hercule Poirot come l’araba fenice, è risorto dalle ceneri. Portato
indietro l’orologio del tempo, con l’abilità di sempre, con i miei sistemi tutto ordine,
metodo e celluline grigie sono tornato a dipanare intrighi, grazie a Sophie. Deliziosa
creatura! Tra noi l’intesa è perfetta, andrà avanti, ne sono certo, ma se anche dovesse
finire domani, sapristi! la rivincita della vittima sul carnefice è compiuta.
Hercule

Nella foto di copertina, Agatha Christie