A causa delle note vicende legate alla pandemia da Covid-19 è stato gioco forza bollare il 2020 come un anno orribile, attribuendogli, manco fosse un’entità senziente e crudele, tutte le sventure che riteniamo siano capitate all’umanità durante questa spossante rivoluzione della Terra attorno al Sole. Stanchi di leggere invettive più o meno crudeli nei confronti dell’“untore” 2020, nelle righe che seguono cercheremo di illustrare tutta una serie di motivi per cui prendersela con l’anno appena trascorso sia il frutto di un’analisi superficiale (e, se mi è concesso esprimere un parere personale, denoti anche una certa stupidità).
Dopo che nel 2018 la preoccupazione per il tracollo delle condizioni climatiche è stato causa della nascita del movimento Fridays for future e il 2019 ha fatto finire sotto i riflettori la sua fondatrice Greta Thunberg, il 2020 è stato in effetti l’anno in cui siamo riusciti ad abbassare efficacemente i livelli di inquinamento in tutto il globo. Questo dato, per quanto dobbiamo ammettere noi per primi che si tratti di una goccia nel mare, in Italia ha determinato un calo sensibile del numero di decessi dovuti allo smog, e anche i consumi petroliferi.
Questo ha permesso alla natura di riprendersi i propri spazi. Migrazioni e bruschi risvegli dal letargo hanno prodotto molte meno vittime tra gli animali selvatici, l’Islanda ha finalmente bloccato la caccia alle balene, i delfini si sono riavvicinati alle nostre coste e all’abbandono del fidato animale domestico l’Italia ha risposto con un boom di adozioni.
Per la rubrica “credo negli esseri umani”, poi, pochi anni sono stati all’insegna della solidarietà come quello appena trascorso. Dai canti sul balcone ai flash mob a finestre aperte, dalla consegna dei pasti a chi aveva bisogno all’emersione a macchia di leopardo di call center e sportelli di supporto psicologico, l’umanità ha riscoperto un senso di solidarietà come non veniva avvertito dalla pubblicazione di We are the World nel 1985, spendendosi per il prossimo con disinteresse e altruismo (mettiamo da parte consapevolmente le macchine dell’accoglienza per i migranti che sono state messe in moto un po’ ovunque – a Roccella Jonica e Locri solo per citare luoghi del nostro comprensorio).
È stato poi l’anno in cui l’Europa si è riscoperta finalmente Unione grazie al varo di un pacchetto di aiuti economici senza precedenti, in cui, al netto di mille polemiche e beghe partitiche, lo Stato Italiano si è rimboccato le maniche per i propri cittadini in difficoltà e, dato forse più eclatante di tutti, in cui si è tornati a comprendere l’importanza della ricerca ed è stato sintetizzato, approvato e distribuito il vaccino per un virus letale nel tempo record di 392 giorni (tenendo conto, come date convenzionali di inizio della pandemia e di distribuzione del vaccino rispettivamente il 1º dicembre 2019 e il 27 dicembre 2020).
Anche per la Calabria, al netto di tante sventure e di mille problemi, le ragioni per sorridere sono state in realtà diverse. Innanzitutto, per quanto possa non apparire evidente a un primo sguardo, il 2020 è stato l’anno in cui la questione sanità è finalmente divenuta di interesse nazionale, proprio come si chiedeva da tempo; ma è stato anche l’anno in cui si è cercato (con alterne fortune, a dire il vero) di far partire una narrazione diversa del nostro territorio, in cui la Regione ha potuto agire più incisivamente nel settore primario, in cui sono stati nuovamente instaurati i collegamenti stabili e diretti con il nord Italia (persino ad Alta Velocità, per quanto alle nostre latitudini non possa essere sfruttata) e lo smartworking, presto trasformatosi in southworking, ha permesso a tanti lavoratori allontanatisi dalla propria terra di origine di tornare a casa. Nella Locride, poi, una ritrovata unità tra i primi cittadini ha garantito, con il coordinamento del Gruppo di Azione Locale, di lanciare la candidatura del comprensorio a Capitale Italiana della Cultura 2025, la maggiore libertà concessaci durante l’estate ha garantito la registrazione di numeri importanti sul fronte turistico e, in quanto a eventi culturali, la voglia di riscatto e di rinascita ha garantito la presentazione di calendari ricchissimi.
Sento già le proteste di qualcuno che legge nell’elencazione di questi dati la visione forzata di un bicchiere mezzo pieno che, in verità, ha lasciato e lascerà strascichi pesanti anche durante il 2021 appena cominciato. E avete ragione.
Ma, se mi avete fatto la grazia di giungere fino alla conclusione di questo pezzo, voglio anche che vi fermiate a riflettere su un dato importante: tutti questi piccoli/grandi eventi, per la maggior parte passati sotto silenzio, sono azioni che, nel loro piccolo possono fare una grande differenza, riuscendo persino a cambiare il bilancio di un anno nero come quello che ci siamo lasciati alle spalle. E la cosa straordinaria è che ogni singolo fatto qui elencato è frutto di scelte che l’umanità ha compiuto, più o meno consapevolmente, durante la rivoluzione della Terra attorno al Sole appena terminata.
Insomma, umanizzare il 2021 e credere nella sua buona volontà per inaugurare un periodo più sereno, esattamente come maledire il 2020 per tutto ciò che ci ha tolto, lascia il tempo che trova. Essere il cambiamento che si vuole vedere nel mondo, per parafrasare un certo Gandhi, è invece ciò in cui possiamo trasformarci per cogliere quanto di buono abbiamo realizzato lo scorso anno e continuare su questa strada, rendendo così (noi, e non gli anni a venire) il nostro futuro maggiormente luminoso.