Apostrofi di fantascienza 8 – Nel 2011 viene pubblicato un romanzo di fantascienza distopica destinato a diventare oggetto di culto per tutti gli appassionati dell’informatica e della cinematografia anni ’80. Parliamo di “Ready Player One”, straordinario viaggio citazionista di Ernest Cline di cui Hollywood ha acquistato i diritti al momento stesso della pubblicazione, affidando poi a Steven Spielberg il compito di realizzarne un film uscito nel 2018.

Più che uno scrittore in senso stretto, Ernest Cline è un appassionato di informatica e cultura pop con l’hobby della scrittura. Per questo, nel 2010, si è cimentato nella stesura di un prodotto letterario che, più che un romanzo, è uno straordinario omaggio agli anni ’80 e alle sue icone cinematografiche e informatiche.

Parliamo ovviamente di “Ready Player One” (pubblicato in Italia per la prima volta con il titolo di “Player One”), del quale la Warner Bros. ha immediatamente intuito il potenziale acquisendone i diritti per la realizzazione di un film che ha poi visto la luce a firma nientemeno che di Steven Spielberg nel 2018.

Il romanzo, buon esempio di fantascienza distopica, segue le avventure di Wade Watts, adolescente con il pallino di un mondo ormai dimenticato. Wade vive infatti nella Oklahoma City del 2045, anno in cui la Terra è sovrappopolata e inquinata, in cui lo stato di indigenza ha colpito ³⁄₄ della popolazione mondiale e le fonti energetiche sono ormai esaurite. Fortunatamente, a rendere maggiormente sopportabile l’esistenza in un mondo che non ha più nulla da offrire, ci pensa OASIS, un mondo virtuale ideato dal programmatore James Halliday a cui si può accedere gratuitamente grazie a un semplice visore e a un paio di guanti aptici. Nella “Ontologically Anthropocentric Sensory Immersive Simulation” si può svolgere qualunque attività, dallo svago allo studio, dallo sport al lavoro, grazie alla presenza di avatar a controllo remoto che consentono di condurre in virtuale una vita perfettamente normale e, anzi, la quasi totalità delle persone svolge ormai in toto le proprie attività proprio in OASIS. La quotidianità subisce uno scossone quando James Halliday, che grazie alla sua creatura ha accumulato un patrimonio di miliardi, muore rivelando al mondo di voler lasciare in eredità tutto ciò che possiede alla prima persona che riuscirà a risolvere una serie di indovinelli e giochi di intelligenza disseminati nell’universo di OASIS, che gli permetteranno di ottenere le tre chiavi con le quali avrà accesso a tutti i segreti del sistema. Scatta immediatamente una frenetica caccia al tesoro in cui a farla da padrone sono soprattutto le multinazionali, come la IOI, che dispongono di studiosi e risorse utili alla creazione di centinaia di avatar. Ma il primo indovinello di Halliday si rivela tanto ostico che, dopo un’iniziale frenesia, la ricerca della prima chiave stagna per diversi anni. Wade, pur non possedendo risorse, ha dalla sua un enorme vantaggio: è cresciuto nel culto di Halliday e con la passione per i videogiochi retro e i film degli anni ’80 e quando una mattina, durante una lezione a scuola, riesce inaspettatamente a risolvere il primo indovinello, si imbarca in un avventura che cambierà per sempre la sua esistenza e lo renderà la persona più ricercata al mondo.
A partire da quel momento il libro diverrà un concentrato di citazioni o repliche di situazioni che risulteranno familiari a chi ha giocato almeno una volta ai giochi della ATARI, ha infilato compulsivamente monete nei cabinati delle sale giochi o si è innamorato di pellicole come “Wargames”, “Ritorno al Futuro” o “Ghostbusters”. Uno straordinario omaggio alla cultura pop che vi rapirà dalla prima all’ultima pagina, lasciandovi stupefatti per la quantità stordente di citazioni che Cline sarà in grado di infilare nelle 600 pagine che compongono il romanzo. La stessa trama, per la verità in certi frangenti prevedibile, passerà in secondo piano, facendosi apprezzare più per la struttura che ricalca le pellicole di avventura degli anni ’80 che non per l’originalità della storia.

Ovviamente, per una complessa questione diritti, molte delle situazioni descritte e delle citazioni contenute nel romanzo assumono aspetti assai differenti nel film di Spielberg che, da maestro della cinematografia, ha comunque saputo ritoccare qua e là la trama realizzando un omaggio diverso alla cultura pop, ma comunque in grado di intrattenere e sorprendere dall’inizio alla fine.