Ha una bevuta facile ma di carattere, con un bel finale fruttato e leggermente ammandorlato
La mente aperta, libera di evadere e sperimentare porta a collaborazioni interessanti e alla realizzazione di novità che fino anche a poco tempo prima erano inimmaginabili. Ingegno e determinazione che avallano la voglia di continuare ad investire in Calabria, terra dalle mille facce, a volte brutte, ma più spesso tanto belle e buone. E di bello e buono Maltonauta, dei soci Giuseppe Salvatore Grosso Ciponte e Marco Longo, e Giovanni Celeste Benveuto, della Cantina Benvenuto, hanno realizzato una birra allo zibibbo.
Ma chi sono i protagonisti di questa storia di collaborazione calabrese? Maltonauta è una beer firm nata nel 2017 tra Paola e Fuscaldo, dall’esperienza di Giuseppe come homebrewer, degustatore e relatore di birre, e dalla passione di Marco per il mondo craft. Si definiscono una craft brewery rent: per creare le loro birre artigianali, producono nei migliori birrifici calabresi le ricette di Giuseppe, che supervisiona l’intero processo produttivo.
Giovanni Celeste Benvenuto è rientrato in Calabria e ha deciso di investire sulle terre del nonno recuperando lo zibibbo da vigneti autoctoni, coltivati su terrazzamenti naturali a circa 350 metri sul livello del mare. Giovanni lo ha vinificato sia secco che passito dopo aver ottenuto l’autorizzazione regionale, di fatto recuperando una tradizione. La Cantina Benvenuto, fondata da Giovanni nel 2012 con sede a Francavilla Angitola, utilizza moderni impianti e tecniche di vinificazione avanzate in grado di dar vita ad un vino che riesce a coniugare gusto e salute. L’attività di vinificazione viene svolta in interazione con i tempi ed i cicli naturali e nel rispetto delle più antiche tradizioni.
Di come è nata la collaborazione tra le due realtà ce ne parla Giuseppe. «L’occasione si è presentata grazie al nostro agente comune di Cosenza che ci ha messo in contatto. La mia prima richiesta era di poter acquistare la sua uva, ma Giovanni ha rilanciato proponendo una collaborazione. La sua offerta mi ha fatto molto piacere e con Marco, il mio socio, abbiamo accettato subito. Tutto questo ha portato alla nascita della Birra Zibibbo».
Lo stile di questa birra è tutto italiano. È una IGA, Italian Grape Ale. Nato nel 2006, grazie all’intuizione del birraio del birrificio Barley di Cagliari, e riconosciuta dal 2015 dal BJCP, organismo internazionale che classifica gli stili più significativi al mondo. Si tratta di birre che hanno tra i loro ingredienti l’uva in qualunque forma, grappoli, mosto o sapa (mosto cotto). «Uno stile che amo molto, probabilmente per il fatto di essermi avvicinato all’analisi sensoriale grazie al vino. Sono da molti anni homebrewer, produco a casa birre, spesso non stili “consueti”, ricerche ed esperimenti dove non sono mai mancati quelli con l’uva. Il mio primo esperimento con questo stile è stato proprio con dell’uva Zibibbo coltivata sulla costa tirrenica. Un piccolissimo vigneto che ho curato personalmente per alcuni anni e di cui ho utilizzato i frutti. Mi sono avvicinato al mondo del vino, nelle mie produzioni birrarie, realizzando prima con Serracavallo la Birra Savuco, birra maturata in botti dove ha dimorato precedentemente, per 36 mesi circa, il vino Vigna Savuco della pluripremiata azienda agricola. Successivamente ho prodotto la Figarìa, IGA con Magliocco, maturata per 7 mesi in botti di rovere francese».
Riprendendo in mano la ricetta con lo zibibbo per Giuseppe è stato automatico pensare alla Cantina Benvenuto che con Giovanni ha fatto di quest’uva il proprio cavallo di battaglia.
Ma, allora, chiediamo ancora a Giuseppe, quale il profumo e il sapore di questa birra allo zibibbo? «L’uva zibibbo, presidio Slow Food, viene appassita al sole. La birra è chiara con profumi aromatici delicati che svelano da subito la presenza della bacca dorata. Birra non filtrata e non pastorizzata, rifermentata in bottiglia, mediamente alcolica, circa 6 gradi, ha una bevuta facile ma di carattere, con un bel finale fruttato e leggermente ammandorlato».
(Foto di copertina Luigi Salsini)