Arriva in sala oggi Aspromonte – La terra degli ultimi, il nuovo film del regista di Polistena Mimmo Calopresti liberamente ispirato al libro di Pietro Criaco Via dall’Aspromonte (edito da Rubbettino), che narra le vicende immediatamente precedenti all’abbandono di Africo Vecchio da parte dei suoi residenti. Una pellicola unica nel suo genere, che descrive con crudele efficacia le angherie subite dalla popolazione Calabrese sia da parte della mafia che da parte dello Stato, e che costituisce il più grande tributo che un regista potesse fare alla Locride.

Una donna incinta necessita di cure urgenti, eppure, nell’Africo del 1951, paese dell’entroterra Calabrese che non è raggiunto nemmeno dalla corrente elettrica, il dottore non c’è. Questa mancanza, solo l’ultima di una lunga serie di privazioni alle quali i residenti sono stati costretti per decenni, convince l’intero paese a scendere alla marina a reclamare ciò che in altre parti dello Stato è ormai scontato. Una rivolta pacifica, ma decisa, che dovrà come sempre scontrarsi con gli scogli posti dal temporeggiare italico.

Peppe (Francesco Colella)

È questa la premessa di Aspromonte – La terra degli ultimi, nuova fatica cinematografica di Mimmo Calopresti da oggi al cinema, liberamente ispirata al libro di Pietro Criaco Via dall’Aspromonte. Con questa sua pellicola il regista di Polistena ricostruisce con crudele realismo uno dei capitoli più oscuri (e meno conosciuti) della storia della nostra Nazione, ponendo l’accento sui soprusi che la gente di Calabria ha dovuto (e deve ancora oggi) subire da parte non soltanto dei prepotenti, ma anche di uno Stato i cui interessi si discostano troppo dalla difesa degli interessi della povera gente.

Don Totò (Sergio Rubini)

Entrambe le minacce, rappresentate rispettivamente dal Don Totò di Sergio Rubini e dal Prefetto di Francesco Siciliano, appaiono poco sullo schermo, eppure sono presenze incombenti e oppressive, che determinano più di ogni altro personaggio le sorti di un paese destinato all’abbandono. Una scelta stilistica precisa, quella di Calopresti, che parla al cuore del spettatore narrandoci questo dramma umano attraverso l’afflizione del protagonista Peppe (Francesco Colella), la determinazione di Cosimo (Marco Leonardi), la grandezza d’animo di Ciccio Italia (Marcello Fonte, Palma d’oro a Cannes per il film Dogman) e l’empatia di Giulia (Valeria Bruni Tedeschi), insegnante di Como che si ritrova in una realtà antitetica rispetto a quella nella quale è nata e cresciuta, ma che non per questo rifiuta di capirne le necessità.

Giulia (Valeria Bruni Tedeschi)

Ne viene fuori un racconto essenziale e doloroso, che ci descrive per la prima volta al cinema una Calabria vera sfruttando un’antinomia esasperata tra le condizioni di vita dei paesi della marina e quelli dell’entroterra che, al netto della necessaria sospensione dell’incredulità richiesta allo spettatore, mostra efficacemente le difficoltà di una realtà sociale oggi dimenticata, che pure già solo i nostri padri potrebbero facilmente ricordare.

Indipendentemente dalla resa tecnica della pellicola, Aspromonte è indubbiamente la più emozionante dichiarazione d’amore che un regista potesse fare nei confronti della Locride, una terra che ancora oggi soffre le prepotenze della politica e della criminalità, sulle quali non si può fare a meno di riflettere osservando come molte, troppe delle vicende narrate, con i dovuti distinguo, risultino ancora oggi tremendamente attuali.

Il regista Mimmo Calopresti

La narrazione di Calopresti, che rende il film il perfetto capitolo aggiuntivo di un ideale Ciclo dei vinti alla calabrese, è destinata a lasciare un segno indelebile in tutti coloro che alle nostre latitudini vivono e che sanno bene che cosa significhi sopportare le ingiustizie che i cittadini di Africo devono subire sullo schermo, ma anche in quanti, residenti in luoghi lontani dal nostro, hanno la volontà di comprendere perché la Calabria davvero si trovi in uno stato di minorità rispetto al resto del Paese, e quanto sia stato difficile ottenere dalle nostre parti ciò che in altre zone d’Italia è invece giunto dall’oggi al domani.

Ciccio Italia (Marcello Fonte)

In ultima analisi, la pellicola si rivela un’occasione unica nel suo genere per riflettere sulla nostra storia recente, ed è in grado di farsi portavoce delle difficoltà della nostra terra in maniera così autorevole da farci facilmente dimenticare i suoi difetti tecnici.