«“Sempre Daccapo” è un libro che descrive come una scelta di vita la passione politica e narra il dramma della sua sconfitta».
Con queste parole Fausto Bertinotti, ex presidente della Camera dei Deputati, ha presentato venerdì sera, presso l’ex Convento dei Minimi di Roccella Jonica, il proprio saggio. L’incontro, organizzato dal Circolo di lettura dell’A.R.A.S. in collaborazione con con il Comune di Roccella Jonica, si è rivelato una piacevole occasione di confronto sugli sviluppi del panorama socio-politico italiano, ripercorso non solo attraverso le parole dell’autore, ma anche grazie agli interventi dell’avvocato Antonella Sotira, presidente del Premio IusArteLibri, che vede proprio il testo di Bertinotti tra i finalisti dell’edizione 2019, del direttore editoriale del settimanale “Riviera” Ilario Ammendolia, e del professore Giuseppe Giarmoleo. Ad aprire l’incontro, moderato da Maria Teresa D’Agostino, i saluti istituzionali del sindaco Vittorio Zito e della presidente Caterina Coluccio.
«“Sempre Daccapo” – ha dichiarato Ammendolia nel proprio intervento, – è una riflessione che avrebbe potuto realizzare soltanto un uomo dall’esperienza politica ricca come Bertinotti, perché chi si è ritagliato un posto da protagonista nella storia ha inevitabilmente conosciuto sia vittorie, sia sconfitte che lo hanno obbligato ciclicamente a ripartire».
Dialogo con don Roberto Donadoni, “Sempre Daccapo” si interroga dunque sul cristianesimo e sul rapporto che intercorre tra la religione e la società di oggi cercando, rivela lo stesso Bertinotti, di analizzare le grandi cesure storiche (i daccapo) per porre l’accento su ciò che invece dobbiamo salvaguardare per poter ripartire sotto l’egida dei giusti valori (i sempre).
«Quando si è all’indomani di una rottura, che in politica coincide con una sconfitta, sei sempre chiamato a decidere che cosa fare – ha raccontato Bertinotti. – Nella storia del movimento operaio, la rottura è coincisa con l’avvento di una visione del mondo che finalmente voleva che gli uomini fossero tutti uguali, un cambiamento epocale, che ha costituito una cesura simile a quella ingenerata dalla caduta di una civiltà. Per la prima volta, infatti, il movimento operaio intavolava un dialogo diretto con il cristianesimo che, allo stesso modo del movimento, predicava l’idea dell’uguaglianza».
Nonostante la tensione storica tra queste correnti di pensiero, infatti, Bertinotti ritiene che tra le due si sia instaurato un confronto dialogico che veniva celato da un’antinomia solo formale, come ben rappresentato dalle avventure di don Camillo e Peppone, ma anche dal discorso con cui Togliatti affermò che “una sofferta coscienza religiosa arricchisce il socialismo”.
«La domanda che mi pongo nel libro, dunque è: l’Italia in cui viviamo ha continuità con questa storia? – continua Bertinotti. – La risposta credo che sia no. Oggi siamo entrati in una civiltà diversa da quella del ‘900, in cui la partecipazione al voto da parte della masse era una scelta di vita e il cambio di idee percepito come una vera e propria scissione. Oggi quelle istanze sono da considerarsi concluse, i Talk Show hanno preso il posto dei dibattiti politici e non solo per una questione legata alla qualità delle persone, ma per le nuove forme di comunicazione messe in campo dalla politica stessa».
Come fare allora, a cercare di recuperare i “sempre”, quei valori perduti che ci permettono di essere meno spaesati all’interno di questo nuovo “daccapo”? Per Bertinotti la ricetta è semplice: «Basta guardare avanti e rimettersi in cammino – afferma, – mettendo nel nostro zaino solo le cose indispensabili alla costruzione di una società migliore, che per un socialista come me non possono che essere il pensiero di Marx, ma anche quello di San Paolo. Perché è solo conservando la memoria e la fede ormai andate in frantumi – conclude, – che potremo ritrovare noi stessi e dare nuova linfa vitale al nostro Paese».
Marx e San Paolo: Ecco da dove dovrebbe ripartire il Paese per Bertinotti
