Due settimane fa è stato pubblicato “Latinodentro” il nuovo singolo di Mr. Muscolo e i suoi estrogeni, band di Ardore dallo stile musicale inconfondibile che sta riscuotendo un successo crescente nelle piazze di tutta Italia. In meno di un mese, il videoclip, girato da Vincenzo Caricari, ha racimolato oltre 6mila visualizzazioni su YouTube, decretando un successo del quale abbiamo parlato con il frontman Mario Muscolo.
Quando si parla della vostra band, soprattutto alle nostre latitudini, è difficile trovare qualcuno che non sappia anche solo vagamente chi siate. Ma quali sono le origini segrete di Mr. Muscolo e i suoi estrogeni?
Quando mi è venuta l’idea di fondare un gruppo che facesse musica anni ’70 e ’80 sono riuscito a convincere della validità della mia idea persone che erano da sempre nel settore musicale. Una volta costituito il gruppo, l’idea del nome è venuta al batterista che, da buon conoscitore delle band anni ’70, aveva notato che molti di questi gruppi avevano un nome composto dal nome del frontman seguito da “e i suoi…”. Il nome della band che tutti conoscete è nato proprio così, e dalla convinzione che il mio cognome fosse troppo caratteristico per non essere sfruttato. Con il trascorrere degli anni e l’avvicendarsi dei casi della vita, tuttavia, alcuni membri del gruppo ci hanno dovuto lasciare e al nucleo centrale composto da me, dal bassista Roberto Chiricosta e dal tastierista Francesco Pappaletto, altri membri si sono aggiunti, portando sempre con sé il genere musicale nel quale erano maggiormente ferrati che, con il tempo, ha finito con l’influenzare lo stile del gruppo. Tranne che nel neomelodico e nella musica etnico/dialettale, infatti, tocchiamo quasi tutti i generi musicali.

A partire da quel momento vi siete fatti conoscere per le vostre serate travolgenti, che hanno decretato un successo che oggi possiamo definire nazionale.
Sì. Nel 2014 avevamo cominciato con l’autoproduzione di un disco di inediti, “Tierra del Sol”, dal quale abbiamo tratto alcuni videoclip che hanno avuto un notevole riscontro. Questo ci ha permesso di vincere nel 2015 il “Sanremo Music Awards” e di partire poco dopo per un tour in Canada che non dimenticheremo facilmente. Una volta rientrati in Italia abbiamo ripreso il nostro lavoro di cover band fino ad arrivare alla genesi di “Latinodentro”, un brano che il tastierista ha scritto pensando a me e con il quale vogliamo festeggiare i nostri primi venti anni di attività.
In una settimana avete fatto più di 5mila visualizzazioni su YouTube, grazie a questo brano e al suo videoclip completamente made in Locride…
Se vogliamo essere più precisi, made in Ardore, perché è stato girato completamente tra il lungomare nuovo e il centro storico, con la piazza centrale inquadrata dall’alto per mostrare la caratteristica rosa dei venti che si trova tracciata al suo interno. È una celebrazione delle nostre origini, un brano che, grazie ai ritmi impressi da Gigi Talotta, Peppe Zuccalà, Gabriele Pappaletto e Antonio Zappavigna, con la sua solarità, descrive un modo di essere tipicamente calabrese, con la latinità che ci contraddistingue che, tuttavia, spesso non ci permette di essere meno soli una volta rientrati tra le mura domestiche.

I ritmi e le parole del vostro brano dimostrano quanto siate diversi da ogni altro prodotto musicale realizzato nella Locride, un comprensorio nel quale, comunque, il panorama musicale resta piuttosto florido. Vi sentite più pecore nere o voce fuori dal coro?
Ci piace pensare di riuscire a dire qualcosa di diverso e di essere di ispirazione per chi vuole fare musica nel nostro comprensorio, obiettivo che ritengo abbiamo finalmente raggiunto perché cominciamo a essere imitati. Il florilegio di gruppi etnico/dialettali cui assistiamo nella Locride, dimostra infatti che pecchiamo un po’ di fantasia. Si tende in tutti i settori a fare copie carbone di ciò che funziona senza rendersi conto che, spesso, le cose hanno successo per la loro originalità o per caratteristiche difficilmente riproducibili. Prendi noi, ad esempio: negli anni abbiamo sviluppato un’intesa tale da permetterci, durante le nostre serate, di suonare senza scaletta e senza fermarci mai, come fossimo a una consolle per DJ e non una band che suona dal vivo. Ritengo che questa nostra caratteristica contribuisce a renderci unici ed è una delle ragioni per cui le nostre serate sono sempre tanto coinvolgenti.
A proposito di serate, mi dicevi prima di un tour in Canada. Ne avete fatti altri e che riscontro vi hanno dato?
All’estero siamo stati solo in Canada, ma abbiamo girato un po’ tutta Italia: Piemonte, Umbria, Lazio, Puglia, Sicilia e, ultimamente, siamo stati a Marina di Carrara. Misurarci con un pubblico sempre diverso ci ha aiutato a crescere molto e ad avere un riscontro di quanto il nostro lavoro sia apprezzato anche fuori dalla nostra regione.
Ci sono altri tour all’orizzonte?
Ne stiamo progettando uno per il prossimo anno, ma per un gruppo autoprodotto è sempre difficoltoso riuscire a realizzare questo genere di progetti. Anche il videoclip è stato fatto completamente in economia e anzi dobbiamo ringraziare il finanziamento delle aziende che hanno accettato di appoggiare il nostro progetto senza nemmeno sapere esattamente di cosa si trattasse. Il mondo della musica, soprattutto in questo periodo storico, è molto particolare e se non hai qualcuno alle spalle non riesci ad andare avanti. Prendi internet, ad esempio: aiuta tantissimo a far conoscere il tuo lavoro permettendoti di raccogliere like da ogni parte del mondo, eppure caricarci sopra il tuo lavoro significa “regalarlo” e spingere le persone che apprezzano la tua musica ad avvicinarsi a te alla fine del concerto per chiederti dove si può ascoltare il tuo album e non dove potrà comprarlo. Una mancanza di cultura musicale e del lavoro di produzione che abbiamo sperimentato sulla nostra pelle soprattutto in Italia, mentre all’estero in una sola serata abbiamo venduto tante copie del nostro disco quante ne abbiamo vendute qui in sei mesi.

Ma voi riuscite a vivere di sola musica?
Attualmente sì. Io ho lasciato la mia professione di avvocato da circa un anno. Dopo aver fatto tanti sacrifici per ottenere l’abilitazione, infatti, mi sono reso conto che il gioco non valeva la candela e il richiamo dell’arte era troppo forte per essere ignorato.
E Mr. Muscolo e i suoi estrogeni che progetti hanno per il futuro?
Intanto ci occupiamo di affrontare l’estate, che fortunatamente è sempre ricca di appuntamenti e opportunità. Dopodiché cercheremo di continuare a produrre canzoni nostre, perché, dopo anni spesi a fare cover, sentiamo il bisogno di scrivere qualcosa di nostro. Per quanto dicevo poco fa, tuttavia, non so ancora se ci imbarcheremo nell’avventura di produrre un album, impegno che, a mio modesto parere, attualmente costituisce una scommessa a perdere. Vedremo che cosa ci riserva la vita…

Intervista originariamente apparsa sul settimanale “Riviera”