di Mariateresa Ripolo
Una melodia dal ritmo incalzante e parole che hanno un grande significato: il nuovo album di Paolo Sofia ha convinto veramente tutti. Dopo essere stato eletto come il capolavoro dell’artista calabrese da l’Internazionale, L’albero di more ha conquistato anche tutti i presenti allo stand della Regione Calabria in occasione della sua presentazione al Salone Internazionale del libro di Torino 2019.
Ispirato al romanzo di Gioacchino Criaco La maligredi, edito da Feltrinelli, l’ultimo disco di Paolo Sofia, prodotto da Calabria Sona (direzione artistica di Mujura), ha entusiasmato tutti i presenti, calabresi e non solo. Una collaborazione nata con l’intento di creare qualcosa che potesse essere apprezzato nel mondo, hanno spiegato i due autori durante la presentazione che ha visto l’alternarsi del dibattito e delle canzoni. U Trenu, L’albero di more, L’Aspromonte sono solo alcuni dei brani che hanno accompagnato la presentazione dell’album all’interno del quale sono raccontati tutti i sentimenti di un Sud che vuole e deve riscattarsi. Le emozioni di una generazione di calabresi in continua partenza, ma che non perde mai l’amore per la propria Terra, il legame con le proprie radici.
Un album nato in pochi mesi, come hanno spiegato Sofia e Criaco, ma che ha richiesto un’attenta ricerca musicale se pensiamo anche agli strumenti che accompagnano i testi delle canzoni. Zampogna, clarinetto, duduk e bansuri, oltre alla classica chitarra, solo per citarne alcuni: strumenti suonati da giovanissimi musicisti provenienti da Calabria e Sicilia; ad accompagnare Sofia ci sono stati, infatti, Giovanni Iapichino, Carmelo Colajanni e Mattia Spezzano.
Insomma una partecipazione totale per un album dove vengono raccontate tematiche che hanno caratterizzato la storia passata della nostra terra, ma che ancora oggi continuano a riguardarci da vicino.