«Un anno fa sono partito per Hollywood, dopo essere stato ammesso alla Stella Adler Academy of Acting. Mi sono ritrovato in una città piena di occasioni, di gente da conoscere e di posti che prima avevo solo visto nei film. A Los Angeles si respira un’aria diversa, si ha la sensazione che davvero tutto può succedere. Ed è lì che ho conosciuto il mio manager, Paul Fisher, che mi ha aiutato tantissimo e guidato verso la giusta direzione per iniziare la carriera di modello. Dopo appena due mesi c’erano già tre diverse agenzie che mi volevano in Inghilterra, Spagna e Germania. A marzo 2018 è arrivata la prima proposta di lavoro da Pull&Bear, con cui sto lavorando anche in questi giorni. Ogni settimana mi sposto tra Londra, Berlino e il nord della Spagna». Giuseppe Futia, 21 anni, ci racconta la sua avventura professionale nel mondo glitterato della moda. Da Siderno, dove è nato e cresciuto, ai set fotografici per Zalando, Pull&Bear, Snipes, Heron Preston e per riviste patinate come Gentleman Magazine. Passando per una scuola di alta formazione come LocriTeatro di Bernardo Migliaccio Spina.

Qual è il prossimo traguardo che speri di raggiungere in questo campo? Questo lavoro ti fa viaggiare in tutto il mondo, se c’è uno sfizio che mi piacerebbe togliermi è quello di visitare l’Asia. Tokyo ha il suo appeal! Inoltre, certi set fotografici ti fanno sentire come se fossi finito in una sorta di carnevale: vestiti strani, trucchi ancora più strani e location assurde. Non sarebbe male lavorare in qualcosa del genere. Alla fine non ho nessun obiettivo specifico se non quello di divertirmi e fare belle esperienze, ho imparato che tutto il resto viene da sé.

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Il teatro è ancora tra i tuoi progetti? E il cinema? Assolutamente sì. Non appena si presenta un provino mollo tutto e mi concentro su quello. Il mio errore era pensare che dovevo fare solo quello, senza considerare nient’altro. Ho imparato, invece, ad apprezzare e a lavorare con quello che mi viene proposto. L’America mi ha aperto gli occhi su questo, a Hollywood dicono: “da qualche parte devi pur iniziare”. Il teatro è senza dubbio la dimensione artistica più bella che ho vissuto sinora, e mi attira pure molto il set cinematografico, il cinema ha una magia speciale. Una delle mie citazioni preferite è “non cambiare mai i tuoi obiettivi, cambia l’approccio”.

Prima di essere ammesso alla Adler di Los Angeles cosa hai fatto? Dopo la maturità, nel 2016, ho passato l’estate a prepararmi col mio acting coach per l’audizione alla Paolo Grassi di Milano, mentre allo stesso tempo lavoravo metà giornata come cameriere. Dopo due mesi a Milano, non avendo passato le selezioni in accademia, ho deciso di tornare a casa e prendermi del tempo per capire in cosa potevo migliorare e come potevo farlo. La pressione di fare bene può mangiarti vivo in questo campo, così ho deciso che avrei passato il mio tempo ad allenarmi, leggere, meditare. Ho anche avuto la possibilità di preparare uno spettacolo con LocriTeatro, la compagnia con la quale sono cresciuto e che mi ha dato davvero tanta soddisfazione. Prima che me ne accorgessi arrivò giugno dell’anno dopo ed è ricominciato il panico per il da farsi. Mi ha aiutato molto la mia amica Sabine Steiner, bravissima fotografa, conosciuta a teatro, che mi ha spinto a buttarmi in questa nuova avventura e a fare domanda per l’accademia di Los Angeles. Ho passato interi pomeriggi a studiare tedesco con lei e ho pensato: o la va o la spacca, tanto non ho niente da perdere. Il momento in cui ho saputo che ero stato ammesso è stato uno dei più belli della mia vita, non c’era solo il fascino di Hollywood ma anche e soprattutto la possibilità di ricominciare a studiare e fare quello che più mi piace: recitare! Così ho ripreso a lavorare come cameriere per tutta l’estate, ho messo un po’ di soldi da parte, e il 2 ottobre 2017 sono partito avendo la certezza che la mia vita non sarebbe stata più la stessa.

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LocriTeatro

Quanto è lontana ora Siderno per te? Come altri miei coetanei ho passato tanto tempo a sentire il peso della “maledizione di essere nato al Sud”: non c’è lavoro, non c’è progresso, la mentalità è quella che è, ecc. Poi ho capito che è proprio questo tipo di pensiero che frega, che ci frega tutti. Non si può cambiare in meglio se ci si aspetta il peggio. È una bella scusa per stare comodi dire “tanto qui va tutto male, a che serve cercare di cambiare qualcosa”. È da un po’ di tempo che ho deciso di vivere la mia terra guardandone solo le bellezze, tanto c’è già un bel numero di persone impegnate a guardarne solo i difetti, uno in più non serve. La Calabria è una terra meravigliosa per molti motivi e sono felice d’essermi accorto abbastanza presto della fortuna che ho a esserci nato.

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