Televisione, teatro, cinema. Antonio Tallura, talento versatile e sensibilità artistica profonda, passa da una scena all’altra con straordinaria capacità di adattamento ad ambiti creativi simili ma differenti. Rigore professionale e innate doti interpretative fanno di lui un attore pronto a calarsi in panni sempre diversi con identico successo. E il pubblico lo stima e lo apprezza, seguendolo ormai da oltre vent’anni sullo scenario nazionale. Lui, partito da Locri, luogo del cuore. “Il tuttofare”, per la regia di Valerio Attanasio, con Sergio Castellitto, Guglielmo Poggi, Elena Sofia Ricci, in questo momento lo vede protagonista sul grande schermo.
«Un’esperienza affascinante e bella che solo il cinema riesce a farti vivere ⎼ ci racconta Tallura ⎼. Si tratta di una commedia all’italiana molto divertente, io vesto i panni di un pubblico ministero alla Di Pietro. Devo dire che mi sono divertito molto a girare e sopratutto a recitare con Castellitto, bravissimo. Ho anche una bella partecipazione in “Tonno spiaggiato” di Matteo Martinez, con uno straordinario Frank Matano, in questi giorni nelle sale italiane».
Tu lavori molto per il teatro. Qual è la situazione attuale del teatro in Italia? Sono stato in scena fino a febbraio, con Sebastiano Somma, in “Uno sguardo dal ponte”, con la regia di Enrico Maria Lamanna e una compagnia di colleghi e amici straordinari. Un dramma sull’emigrazione degli italiani in America, un “come eravamo” che ha avuto molto successo in tutta Italia… Quindi il pubblico del teatro c’è, è appassionato. Ed è vivo, ma dipende dalla proposta… oggi è un pubblico più selettivo, più attento. In provincia il teatro è ancora un evento, un appuntamento culturale, in una metropoli come Roma, la situazione è un po’ diversa, fa più fatica, anche per le tantissime proposte, per i costi. In generale tutto il settore cultura è in crisi. I dati comunque dicono che il teatro è in crescita. E questo è confortante. Il teatro con i sui riti, i misteri, la parola, non cesserà mai di esistere, di avere un suo spazio, finché esisterà l’uomo.

E in Calabria, tua terra d’origine, hai qualcosa in programma a breve qui? In Calabria mi capita di lavorare di più in estate, ma non tantissimo, in realtà… In Calabria mancano spazi e proposte: il teatro “istituzionale”, per così dire, non tiene presente delle realtà artistiche teatrali e cinematografiche che pure ci sono. Direi che ancora vige il “baronato” culturale, per cui valgono gli accrediti di “amici degli amici” e tante realtà rimangono fuori. Questo è un gran peccato. Io porterò ancora il mio monologo “Vaju llà’”, che continua a darmi tante soddisfazioni… e credo si ripeterà un appuntamento culturale di successo, ormai tra i più importanti della Locride, che è l’alba al Teatro greco di Portigliola. La scorsa edizione ha avuto un successo di pubblico straordinario, con la condivisione di sensazioni e riflessioni importanti, un convivio di arte, storia e sapori meravigliosi. Grazie al sindaco Rocco Luglio, instancabile promotore culturale.
Ci racconti come è iniziata, da Locri, la tua passione per la recitazione? È stata la scuola a farmi scoprire il teatro, così, per gioco, noia e anche la possibilità di essere esentati dalla lezione, per dirla tutta… Mettemmo in scena “La giara” di Pirandello, con i ragazzi selezionati in tutte le scuole di Locri. Fu un’esperienza molto bella e mi appassionai subito, tanto che dopo con gli amici continuammo a fare degli spettacoli. Chiaramente la molla principale era l’evasione, il piacere di stare insieme… allora non c’erano tutte le conoscenze e le possibilità di oggi, per cui i pomeriggi diventavano un appuntamento felice. Sono nati allora molti matrimoni, si saldavano amicizie, si stava insieme e, inoltre, facevamo qualcosa di creativo. Da lì, sentii crescere la passione e tentati la scuola a Roma, iniziai a studiare ed eccomi qui. Sono passati 40 anni da allora e tutto è scolpito nella memoria, anche il momento della partenza da Locri con il vecchio treno, il famoso “romano”… Tutto bello… gli anni sono volati…
Qual è ora il tuo sogno nel cassetto? Ne ho diversi, ma se devo dirne uno, mi piacerebbe interpretare Jago in Otello… chissà forse è maturo. Vedremo.
