Relatore birra per l’Associazione Italiana Sommelier, responsabile Mondo birra per l’Ais Calabria e relatore per Unionbirrai, Giuseppe Grosso Ciponte negli anni ha dedicato molto tempo alla sua passione, passione che oggi è diventata anche un lavoro da quando, con il socio Marco Longo, hanno avviato un proprio beerfirm, “Maltonauta”.

Birra artigianale in Calabria, quando si è iniziato a parlarne? In Calabria di questo settore non se ne parla da molto tempo. L’exploit si è avuto da circa quattro anni con gli appassionati di birra che hanno iniziato a credere veramente che potesse diventare anche un lavoro. Qualcuno aiutato con i finanziamenti regionali, altri provando con le proprie forze nonostante non sia semplice. La birra artigianale è una passione e lavorando in questo settore la gratificazione economica non è così immediata come forse si può pensare.

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Giuseppe Grosso Ciponte

Rispetto alle altre regioni, quanto siamo in ritardo in Calabria? I primi birrifici in Italia nascono nella seconda metà degli anni novanta. Sono stati avviati circa cinque birrifici in contemporanea. Oggi siamo arrivati a quota mille. Attualmente qualcuno inizia a chiudere, non si riesce ad assorbire tutta la birra prodotta, anche perché ancora, in Italia, la birra artigianale rappresenta il 2 per cento della birra consumata, rispetto anche a quella industriale. Essendo attività piccole, basate sulla qualità del prodotto con un’accisa che pesa non poco sulla gestione complessiva, tutto questo influisce sulla competitività. Una qualità molto più alta che si scontra con la scarsa conoscenza da parte di chi la dovrebbe comprare.

Per migliorare le condizioni generali cosa si dovrebbe fare? Semplicemente “costringere”, invogliare le persone ad assaggiare birra artigianale. Da relatore birra per l’Associazione Italiana Sommelier, responsabile Mondo birra per l’Ais Calabria e relatore per Unionbirrai quando mi sposto per le lezioni o gli eventi mi rendo conto che non molti hanno bevuto birra artigianale e questo mi sbalordiva all’inizio. Manca la curiosità di approcciarsi a qualcosa di diverso e mancano anche i locali che ti diano la possibilità di provarla. Spesso tutto è omologato. La rivoluzione vera dovrebbe partire da chi fa questo lavoro altrimenti l’utente non ha i mezzi per fare il salto di qualità.

Oltre ai primi approcci dei partecipanti alla birra artigianale, cosa si verifica durante i corsi? Cerco continuamente di sfatare i grandi miti sulla birra! Come quello che faccia gonfiare, che potrebbe succedere se bevuta direttamente dalla bottiglia. La maggior parte dell’anidride carbonica serve per produrre la schiuma al momento in cui si versa nel bicchiere, dal quale poi buona parte evapora. Oppure l’altro mito che si debba bere solo in abbinamento a pizza e panini, e ancora chi parla di doppio malto, cosa che significa nulla. Se mi si chiede una doppio malto potrei versare qualsiasi tipo di birra e non certo quella che nell’immaginario collettivo dovrebbe essere una rossa. Bisogna invece iniziare con il conoscere qualche stile e se ci fossero più locali tutto questo sarebbe più facile. Solo assaggiando si può capire cosa è buono e cosa no. Degustando, provando a quel punto si potrà capire molto meglio che una birra prodotta solo con malto d’orzo è completamente differente rispetto a quelle industriali.

 


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Luppolo – Immagine tratta da Wikipedia

Lei è anche produttore di birra, qual è il suo progetto? È un po’ di anni che produco birra a casa e questo mi ha indotto a sperimentare tanto. Un percorso di crescita che mi ha portato, insieme al mio socio Marco, ad avviare un beerfirm: Maltonauta. La nostra idea è quella di produrre birre interfacciandoci con quella che è la realtà birraia calabrese e nazionale. Maltonauta perché siamo un po’ navigatori nel senso che ci confrontiamo con altre realtà con la voglia di uno scambio, fare rete, fare un prodotto che diventi interessante anche da un punto di vista di “calabresità” che non significa solo utilizzare materie prime calabresi, ma lavorare bene sul proprio territorio.

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Giuseppe Grosso Ciponte e Marco Longo