di Jacopo Giuca

Chi fa letteratura in Calabria finisce inevitabilmente per avere una deriva meridionalista. E ciò accade anche quando, come Mimmo Nunnari, si è convinti che la questione meridionale sia già stata adeguatamente sviscerata dai nostri più brillanti autori del ‘900.
Non è un caso, infatti, se il giornalista e docente universitario ha scelto La Calabria spiegata agli italiani come titolo del suo nuovo libro (edito da Rubbettino), un saggio che indaga le cause della trasformazione della nostra regione da erede della civiltà ellenica a simbolo di degrado europeo. Nel suo studio, Nunnari non esita a dire che la nostra regione è stata infatti trattata come l’agnello da sacrificare sull’altare degli interessi del nord Italia, venendo additata, attraverso una menzogna calcolata, come una terra in grado di partorire solo criminali e corrotti e per la quale era inutile intraprendere azioni atte a poterla rimettere al passo del resto della Nazione. Denigrata dalle stesse istituzioni che invocano legalità, la Calabria, marginalizzata anche dalla Repubblica, ha finito con lo sviluppare la devianza sociale della ‘ndrangheta come insana forma di ribellione a uno Stato assente, facendo di fatto il gioco di chi aveva interesse a discriminare la gestione delle grandi opere o a sfruttare i clamori mediatici per sottolineare che la nostra non potesse essere una terra abbastanza fertile da poter crescere una società civile.
Nelle numerose tappe di presentazione del proprio libro e, attraverso le dichiarazioni rilasciate ai colleghi della stampa, Nunnari ha tuonato più volte contro questo atteggiamento che rende lo Stato una realtà da osservare con sospetto, non esitando a definire a dir poco inaccettabili i commissariamenti a cascata o la creazione dei registri antimafia, che sottolineano una volta di più la “criminalizzazione sotterranea” in atto nei confronti dei calabresi.

Per queste, e per molte altre ragioni, nonostante, come affermavamo in apertura, la questione meridionale possa dirsi conclusa, nel 2018 c’è ancora la necessità di “spiegare la Calabria agli italiani”, per scuotere le coscienze di un Parlamento che guarda al nostro territorio solo come a uno sterile bacino di voti, che osserva con inconsapevole razzismo ai calabresi e che, forte della convinzione di essere esente dalle problematiche ingenerate dalla criminalità organizzata, ha finito con il relegare in una posizione di secondo piano non solo le istituzioni locali, ma anche le nostre eccellenze sociali e letterarie.
Ciò di cui la politica nazionale non pare rendersi conto, tuttavia, è che questa marginalizzazione della Calabria finisce inevitabilmente per costituire un’enorme macchia sulla condotta dell’Italia agli occhi dell’Europa, impedendo alla nazione tutta di poter sfruttare un nuovo impulso socioeconomico per potersi lasciare alle spalle la crisi e l’appellativo di “zavorra” per la politica dell’Unione. Per poter uscire da questa impasse, sostiene Nunnari, è sì necessario uno scatto della società civile, che guardi finalmente con fiducia all’Istituzione e ne riconosca l’autorità isolando la criminalità organizzata, ma anche, e soprattutto, un cambio di registro della politica nazionale che, mettendo una volta per tutte da parte i proclami, smetta di fare il controllore attraverso le misure straordinarie e si decida una volta per tutte a essere governante anche nel nostro territorio.
Di questo e di molte altre sfaccettature di quella “anomalia d’Europa” che è la Calabria, Mimmo Nunnari parlerà durante la presentazione del proprio libro domani, alle ore 17:30, presso la Biblioteca comunale di Siderno (evento organizzato dall’associazione culturale Amici del Libro e della Biblioteca).