Olio extravergine d’oliva: un mondo dietro il quale si nascondono profumi e sapori. Un mondo fatto di persone che quotidianamente lavorano per far vedere cosa significa qualità quando si parla di questo prodotto. Un’eccellenza che, soffermandosi solo per un momento su una questione prettamente tecnica, giusto per capire bene di cosa si sta parlando, si ottiene esclusivamente dalla spremitura delle sole olive sane e solo tramite procedimenti meccanici, senza l’aggiunta di additivi chimici.
Con Antonio Giuseppe Lauro, tecnico dell’Arsac, Azienda Regionale per lo sviluppo dell’Agricoltura Calabrese e appassionato di olio, che lui dice essere dagli anni Novanta «il suo lavoro e il suo amore», si è parlato di ciò che significa olio extra vergine d’oliva, in Calabria e non solo. «Prima mi occupavo molto di agrumi. Dal 1990 circa, mi sono concentrato sull’olio che poi è diventato lavoro e amore. Gran parte del mio tempo libero lo dedico “a fare proselitismo” sull’olio extra vergine d’oliva. Tengo corsi in giro per il mondo per portare le persone ad apprezzare la qualità dell’olio, per non accontentarsi».
Quella per l’olio evo gli ha fatto sviluppare una seconda passione, imprescindibile dalla prima, per i concorsi. Di uno è presidente: “EVO IOOC – International Olive oil contest”. Evo sta per olio extra vergine d’oliva, ma anche per EVOlution, nel senso dell’evoluzione in questo settore che si vuole promuovere anche con questo strumento dei concorsi. L’EVO IOOC che quest’anno sarà ospitato a Peastum, è stato inserito, per importanza, tra i primi cinque concorsi internazionali dedicati all’olio extravergine di oliva, il primo in Italia. «Il confronto con altri produttori e altre realtà fa sì che ci guadagni la qualità. Sono partner anche in altri concorsi, come in Terra Santa, a Gerusalemme, e in Argentina. Oltre del mio, vado molto fiero del concorso che ormai da anni si tiene a New York, il “NYIOOC – New York International Olive Oil Competition”. Una bellissima occasione per conoscere l’olio a livello mondiale».
Ritornando in Calabria inevitabile chiedere qual è lo stato attuale dell’olivicoltura. «Dieci anni fa al Vinitaly, che ha una sezione dedicata all’olio, la maggior parte degli oli calabresi presenti aveva dei problemi. Nell’ultima edizione, invece, per trovare un campione difettoso per un test che dovevamo fare abbiamo penato. Ciò significa che in dieci anni lo scenario è cambiato fortemente. Grazie al lavoro dei miei colleghi e del mio si è riusciti ad orientare le aziende produttrici verso la ricerca dell’eccellenza. Ci troviamo di fronte a un numero maggiore di etichette e a una diminuzione dei difetti del prodotto».
E allora quale la strada da percorrere per migliorare ulteriormente la qualità e far sì che il prodotto venga apprezzato? «In questo settore si devono indirizzare bene le nuove generazioni, farle approcciare alla cura della pianta dal germoglio fino al prodotto da vendere, quelle precedenti non hanno e difficilmente possono avere questa sensibilità. Un ragazzo mi ha raccontato che suo suocero lo ha minacciato se al momento della raccolta delle olive si presenterà nuovamente con lo scuotitore. Macchine importanti, ma che le persone che hanno lavorato la terra decenni fa non riescono a concepire come valide. Ci si deve lavorare per far capire che con la qualità e la giusta attrezzatura non si può far altro che migliorare con un valore aggiunto molto forte per i nostri oli».

Antonio Giuseppe Lauro racconta che in questi anni si sta confrontando in modo costruttivo e propositivo sempre più spesso con ingegneri, medici, farmacisti che hanno deciso di puntare tutto e reinventarsi nel settore agricolo. «Per necessità si assiste ad un rientro molto forte nel settore agricolo da parte di persone che spesso hanno studiato tutt’altro, conosco molti ingegneri, medici, farmacisti che hanno cambiato “filosofia di vita”. Professionisti che si sono avvicinati alla terra reinventandosi. Si fanno guidare, capiscono e valutano insieme al tecnico la strada migliore da percorrere e questo è un bene per il settore agricolo».
Ma di sud ce ne sono tanti e diversi, Antonio Giuseppe Lauro conosce bene la realtà di Israele. «Nove milioni di abitanti, si produce olio bastevole per un paio. Quindi è presente sul mercato israeliano molto di importazione, ma quello prodotto da loro ora è di alta qualità. Il concorso “TERRAOLIVO – Extra Virgin Olive Oil International Competition”, che facciamo lì, ha avuto un vantaggio, quello di aumentare il livello medio delle produzioni della zona che prima erano abbastanza basse. Piano piano grazie anche al fatto di portarle in un contesto internazionale ha avuto i suoi effetti e oggi ci troviamo di fronte a una situazione completamente differente con una percezione della qualità che lì è molto più chiara».