Gaetano Saffioti, più unico che raro. Così lo descrive Peppe Baldessarro. Una vicenda “straordinaria” la sua e, quindi, un libro “prezioso” questo su di lui: Questione di rispetto, edito da Rubbettino. Quanta “responsabilità” ci si sente addosso nel raccontare Saffioti? La storia di Gaetano Saffioti è una storia che meritava di essere raccontata per il suo valore storico e morale. Non mi sento responsabilità particolari, non più di quando affronto per lavoro vicende tanto delicate quanto importanti. L’ho fatto come, dal mio punto di vista, andava fatto. Ossia con il garbo che un giornalista deve utilizzare quando entra nella vita d’altri. Senza fronzoli, senza preconcetti, senza presunzioni. In maniera schietta, ma senza perdere la delicatezza che si deve sia pure quando si trattano argomenti duri. Oggi sono contento del risultato e credo che l’obiettivo di trasmettere quanto di bello Gaetano rappresenti sia riuscito bene.

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Saffioti ripete spesso che voleva essere solo una persona normale in un Paese normale. Cosa dovrebbe essere oggi la normalità in un Paese in affanno come l’Italia e cosa dovrebbe essere normale a maggior ragione in un luogo controverso come la Calabria e, invece, non lo è per nulla? La normalità rappresentata da Gaetano è la normalità che tutti dovremmo auspicare in un Paese civile. Un lavoro, dei progetti e dei sogni da realizzare in una società che ti mette alla prova certo, ma che allo stesso tempo ti sfida all’interno di un contesto di regole comuni. Una vita normale significa potersi giocare la propria esistenza potendo contare su se stessi e su un contesto generale che valga per tutti. La libertà di scelta, la libertà di perseguire degli obiettivi, la libertà persino di sbagliare, ma sempre in maniera libera. Non come invece avviene in un Paese che ha fatto dell’illegalità, intesa come libertà di infrangere le regole, il suo modo d’essere. In questo l’Italia è un paese anormale, e lo è ancora di più la Calabria, dove sembra che la società civile abbia rinunciato ai propri spazi di libertà delegando ad altri ogni decisione sul proprio destino. Come affrontare tutto questo? Gaetano dice seguendo la regola delle tre R. Rispetto per se stessi; Rispetto per gli altri; Responsabilità in ogni azione. Io ne aggiungerei una quarta di R che forse le racchiude tutte: Rispetto per le regole.    

La narrazione sulla ndrangheta, oggi, a livello giornalistico è sempre giusta, veritiera, o a volte, come spesso si dice, cede all’enfasi, al sensazionalismo? La criminalizzazione di interi territori è anche colpa in una certa misura dei media? Non credo che la criminalizzazione di un territorio sia colpa dei media. I media in alcuni casi esagerano, in altri minimizzano, qualche volta non riescono a comprendere e a raccontare il fenomeno per come dovrebbero. Ma se un problema – in questo caso la criminalità – esiste, esiste a prescindere dal racconto che se ne fa. Quelli che dicono che si tratta di esagerazioni dei media sbagliano, non perché a volte i media non esagerino, ma perché più che dei media dovrebbero preoccuparsi degli effetti della criminalità sul territorio e sulla propria vita. Nelle scorse settimane sono stato lungo la costa jonica reggina e ho visto un arretramento spaventoso. Un’incapacità di reagire come mai. Niente lavoro, niente prospettive, nessun progetto. Nella sola Bologna, dove vivo da due anni, nell’ultimo anno grandi e piccole imprese hanno creato circa 20.000 nuovi posti di lavoro, in Calabria nulla. Io invece di preoccuparmi delle esagerazioni dei giornalisti, mi preoccuperei delle ragioni dell’isolamento della Calabria, della pochezza della sua classe politica e amministrativa, della ‘ndrangheta che soffoca sul nascere qualunque germoglio imprenditoriale. I calabresi dovrebbero iniziare a volersi bene, invece che a cercare alibi spesso troppo fragili.

Questione di rispetto è un saggio ma si legge come un’avvincente narrazione, grazie a una scrittura intensa che si fa letteratura, sta pensando di scrivere un romanzo? Non so cosa mi porterà il futuro. Sono un giornalista e, purtroppo, non uno scrittore. Certamente mi piacerebbe tornare a scrivere un altro libro, ma quando, su cosa e in che forma è presto per dirlo.

 peppe baldessarro